Al referendum sulle trivelle voterà sì.
Su uno dei temi nazionali del momento, Pierfrancesco Majorino fa la sua dichiarazione di voto quasi al termine del Microfono aperto di cui è ospite. Più che una dichiarazione, in realtà, è un vero e proprio appello.
Ascolta Majorino
Per l’elezione del sindaco a Milano mancano invece meno di due mesi.
Majorino, ex sfidante di Giuseppe Sala alle primarie del centrosinistra e ora capolista Pd in appoggio alla sua candidatura, è molto attivo in questa campagna elettorale.
Un’ora di confronto con gli ascoltatori offre molti temi da affrontare e una domanda di fondo: chiarire se, e come, le distanze emerse rispetto a Giuseppe Sala durante le primarie siano diventate ora conciliabili in un percorso comune. Il tema attraversa tutta la trasmissione, Majorino lo affronta da subito. “Le primarie implicano che poi si concorra tutti insieme a costruire un programma unitario a sostegno di chi vince. Partecipare con l’idea di fare come la Liguria sarebbe per me un errore politico enorme, oltre che una scorrettezza. A Milano non è avvenuto e in queste settimane c’è un bel confronto sul merito. Sono rimasto piacevolmente sorpreso da come Beppe Sala ha interpretato alcune cose dette durante le primarie rispetto ad alcuni punti chiave: per esempio la continuità non solo sulla legalità, ma anche sulle questioni sociali e sui diritti civili. Non era scontato e ne sono contento. L’alleanza di centrosinistra, inoltre, è un ottimo laboratorio e un’ottima garanzia: avere avuto la capacità di mettere in campo, alla fine, una coalizione molto simile a quella che ha governato Milano in questi anni è un fatto importante. Io dicevo che a sostegno di Sala non volevo gli amici di Formigoni o l’Ncd e non c’è niente di tutto questo”.
Per il centrosinistra, oggi, la necessità è ricucire le differenze interne e marcare quelle con il centrodestra, in termini generali così come sui temi concreti. I banchi di prova non mancano. Il primo, offerto già in queste ore, è quello del Pgt. L’attuale piano di governo del territorio è in scadenza e la prossima Giunta dovrà affrontarlo. Stefano Parisi ha affermato di volere metterci mano radicalmente. Giuseppe Sala di volerlo “aggiornare”. “Guai a pensare che l’attuale Pgt sia sufficiente, non l’abbiamo mai detto” spiega Majorino. “Vanno però tenuti fermi alcuni principi. La priorità è l’attenzione al consumo di suolo, alla riqualificazione e al recupero del molto spazio inutilizzato, che è anche un’idea di sviluppo e creazione di posti di lavoro, non solo un’utopia ambientalista. Inoltre, c’è la ripresa della scommessa sugli scali ferroviari, persa in questi anni in virtù di una strana alleanza tra la destra e alcuni consiglieri che venivano dal centrosinistra. Vedo che su questi temi Sala sta significativamente lavorando nella direzione delle cose che dicevo durante le primarie. Aggiungo un’annotazione sulle persone che lavorano al tema: Lucia De Cesaris, la ‘madre’ del Pgt dell’amministrazione Pisapia, come è noto è una delle consigliere più ascoltate da Sala. Anche in questo vedo il segno della volontà di far bene”.
Sulle differenze tra schieramenti: “Parisi l’ha detto chiaramente: cemento, cemento, cemento” afferma Majorino. “E’ un’idea secondo me vecchissima di sviluppo sregolato, come se il mercato da solo potesse farcela a disegnare uno sviluppo positivo della città. Non mi pare che Sala abbia questa intenzione e nella proposta che si sta elaborando sulle trasformazioni urbane non vedo assolutamente rischi di questo genere”.
Altro punto nevralgico: i rapporti a sinistra. La relazione, finora abbastanza agitata, ha portato a più di un distacco, fino alla candidatura di Basilio Rizzo. “Quella di Rizzo è una scelta trasparente e che rispetto” spiega Majorino. “Con lui ci uniscono importanti questioni, ma credo che sbagli la valutazione politica di fondo: io non penso che nel centrosinistra, con Sala candidato, si stravolga il lavoro di questi anni o si affermi il Partito della Nazione. In campo non ci sono gli stessi protagonisti che governano a Roma, come i verdiniani, cosa che infatti a livello nazionale non condivido; c’è poi la presenza di Giuliano Pisapia, c’è una lista alla sinistra del Pd, la mia stessa presenza non è ascrivibile al Partito della nazione. Penso che Rizzo sbagli a non stare nella nostra alleanza. Ma in ogni caso – è ovvio – l’avversario non è lui. E’ Parisi. Dietro al quale c’è un collante di potere che tiene insieme Salvini, Gelmini e De Corato. Io mi indigno quando mi dicono ‘siete la stessa cosa’: io sono capolista del Pd, Gelmini è capolista di Forza Italia, credo che rappresentiamo due modi opposti di concepire la politica e le istituzioni”.
Durante la trasmissione c’è il tempo per attraversare molti temi: Expo, profughi, moschee, piano contro le povertà. Gli ascoltatori tornno però spesso ai due dubbi di fondo.
Il primo è in proiezione nazionale, lo sintetizza una telefonata: “Come faccio a votare per Majorino ma non per il Pd?”. Una questione tecnicamente senza soluzione, ma politicamente centrale. L’ombra di Renzi che rischia di offuscare il voto locale. Majorino ringrazie e tenta la difficile distinzione: “Non ho mai nascosto la mia appartenenza al Pd come non nascondo di essere spesso lontano da Renzi. Il partito milanese mi ha chiesto di fare il capolista, sa chi sono e che non rinnego la mia storia. Io non accetto che il Pd sia soltanto quello che si vede a livello nazionale, ma attenzione a non utilizzare Milano per un referendum contro Renzi: perchè a quel punto arrivano a governare Gelmini, Salvini e De Corato. Non sarebbe un grande affare”.
Il secondo dubbio, espresso in sms ricorrenti, riporta alla dimensione locale alla domanda iniziale: “Dove sono finite le perplessità di un tempo su Sala?”. Majorino prova a rispondere in molti modi, anche in forma di domanda retorica: “Pensate davvero che questo sostegno a Sala, largo, sia per forza soltanto una questione di potere? O non forse perchè invece ci sembra si stia realizzando un’alleanza che può porsi in effettiva continuità con l’esperienza di questi anni?”
Due questioni che si intrecciano.
Gli elettori hanno ancora due mesi per cercare una risposta non retorica.
Ascolta l’intervista integrale a Pierfrancesco Majorino