
Undici nomi. Undici donne che hanno fatto la storia, ciascuna nel suo campo. E che per i prossimi nove mesi saranno sotto gli occhi di tutti i cittadini del comune di Etterbeek, nella regione di Bruxelles-capitale. Da lunedì, infatti, undici strade dedicate a dei protagonisti della colonizzazione belga sono state ribattezzate per “rendere omaggio alle donne che illustrano la diversità dei percorsi e delle origini della popolazione di Bruxelles”. Un modo per raccontare un altro lato della storia, intersecando la questione femminista con quella del passato coloniale europeo. Togliere dallo spazio pubblico i nomi dei conquistatori per sostituirli con quelli di chi si è battuta per la libertà, permette di lavorare sulla memoria collettiva, anche attraverso un gesto simbolico.
Tra le undici targhe intitolate alle donne illustri e coraggiose che hanno lottato per i diritti umani e l’emancipazione femminile in tutto il mondo, dal Giappone all’Honduras, tre sono state riservate a chi ha lottato contro la colonizzazione. Piazza Leopoldville, dal nome del sovrano che conquistò il Congo, diventa Piazza Marie Muilu Kiawanga, detta Maman Marie. Resistente congolese, Marie prese le redini dell’importante chiesa Kimbanguista dopo l’incarcerazione e la morte per mano dei colonizzatori del marito e fondatore Simon Kimbangu. Per decenni fu il cuore battente di una rete clandestina che si batteva per la libertà spirituale e popolare del paese.
La via del Generale Wangermée, vice governatore del Congo, diventa via Lalla Fatma N’Soumer. Nata in Cabilia nel 1830, Fatma fu una donna carismatica e valorosa, venerata quasi come una santa. E divenne il simbolo della resistenza algerina durante i primi anni dell’invasione francese. Indipendente e battagliera, non volle mai piegarsi alle tradizioni e rifiutò di sposarsi pur di conservare la libertà, che per lei era un bene sacro che non si può svendere.
Un’altra strada di Etterbeek, dedicata al Barone Dhanis, anche lui vicegovernatore del Congo, ha preso il nome dell’eroina etiope Kebedech Seyoum. Nata nel 1910, divenne una resistente dopo l’uccisione del marito da parte delle truppe italiane. Non solo riuscì a formare e guidare un vero esercito, ma combatté almeno 14 battaglie contro le formazioni fasciste, prima di rifugiarsi in Sudan.
Negli ultimi anni non è raro che gruppi di militanti femministe organizzino azioni per sostituire i nomi delle strade con quelli di donne. Ma è la prima volta che un’amministrazione belga decide di imitarle. Lo spazio pubblico è un luogo politico e quest’iniziativa, anche se è stata organizzata mesi fa difronte alla constatazione che solo il 6% delle strade della capitale porta il nome di una donna, ha preso una connotazione ancora più profonda in questi giorni di protesta contro il razzismo e di riflessione sulla colonizzazione. Il municipio di Etterbeek ha anche previsto di organizzare delle passeggiate pedagogiche per cittadini e studenti, guidati da storici e storiche. E si dice disponibile a perennizzare la nuova toponomastica stradale, se gli abitanti della città lo chiederanno.