Partito Democratico e Leu hanno proposto un emendamento al Decreto legge Rilancio che prevede incentivi per le auto fino a 4mila euro per veicoli Euro 6, indipendentemente dall’alimentazione. Ovvero, incentivi anche auto a benzina e diesel che non rispettino i criteri di basse emissioni.
Legambiente ricorda che le emissioni reali delle auto Euro 6 vendute fino ad agosto 2019 erano mediamente superiori a quanto prevista dalla normativa europea di 19 anni fa. “La filiera dell’automotive ha una catena del valore molto alta e deve essere sostenuta” – ha detto il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli.
Il vecchio che avanza. I bonus per la rottamazione auto sono una tradizione italiana. Si ricordano come leggendari quelli del 1997, prolungati fino al 99, poi quelli del 2002, seguiti dal 2007, 2008, 2009, e così via.
Il settore dell’auto è uno dei più finanziati, con casse integrazioni ordinarie e straordinarie, ristrutturazioni di stabilimenti pagate dai contribuenti, fino ai bonus rottamazione, che danno all’automobilista la soddisfazione di beneficiare di uno sconto. I bonus sono già in vigore, li aveva promossi il governo giallo verde, puntualmente rinnovati dal Conte bis, fino a 6.000 euro per comprare un veicolo ibrido o elettrico o quantomeno benzina a basse emissioni.
Ci sono poi i bonus regionali e quello clamoroso del comune di Milano, che cofinanzia fino a 9.600 euro l’acquisto di un veicolo privato. Bonus che si possono sommare raggiungendo una cifra stratosferica come 15.600 euro. La proposta di PD e LeU si spinge oltre, e non ha nessun intento di tingersi di verde. Vale per qualunque veicolo, indipendentemente dalla motorizzazione e dalle emissioni. Non solo, non è necessario rottamare un’auto vecchia, si può anche comprarne una da zero, o una in più, beneficiando di 2.000 euro della collettività.
Patuanelli ha ammesso “l’eccezionalità del momento” e la necessità di smaltire “un grandissimo parco macchine prodotto ma non venduto a piazzale”. Quello che governo, Pd e Leu sembrano non cogliere è l’eccezionalità del momento per il pianeta. Dimostrano la miopia di rifinanziare settori che non potranno mantenere i livelli del passato, che dovranno convertirsi, ridursi, cambiare.
Ricette superate di una politica che è incapace di calarsi non solo nel futuro, ma di leggere il presente.