La destra italiana non ha mai compiuto fino in fondo il percorso verso la piena accettazione dei valori della Repubblica nata dalla Resistenza: lo si è visto con chiarezza il giorno della Festa della Repubblica.
Mentre a Codogno il presidente Mattarella teneva un discorso importante in difesa delle Istituzioni, a Roma Lega e Fratelli d’Italia -per non parlare dei gruppuscoli fascisti mascherati dietro le insegne dei gilet arancioni- strumentalizzavano il 2 giugno per attaccare il Governo e lanciare slogan contro il Capo dello Stato.
Per tutta la durata della pandemia il Quirinale ha chiesto pubblicamente l’unità, e per tutta la durata della pandemia la destra italiana ha rifiutato di ascoltarlo. La foto di Salvini e Meloni che si scattano un selfie, il primo senza mascherina, mentre alle loro spalle i militanti tengono un corteo non autorizzato in via del Corso, senza rispettare la minima misura di contenimento del coronavirus, ammassati, urlanti, è l’immagine di un’area politica che rischia sempre di essere maggioritaria nei consensi e che il 2 giugno ancora una volta non ha celebrato la Festa della Repubblica nata dalla Resistenza, dall’antifascismo, dal referendum contro una monarchia che aveva appoggiato il fascismo, aveva firmato le leggi razziali, aveva sostenuto l’alleanza col nazismo e la guerra.
Accanto a Salvini e Meloni c’era Tajani, inerme, pure lui senza mascherina, simbolo di una Forza Italia ormai del tutto succube degli alleati radicali. In Italia una destra repubblicana e laica non è mai nata, e la destra italiana continua a rappresentare il problema della democrazia incompiuta nel nostro Paese.
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