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Memos |
Memos di ven 15/05
A cura di:Raffaele Liguori
Le piante e gli umani. Il pericolo da coronavirus e quello da surriscaldamento globale del clima. Perchè gli umani si sono rivelati più reattivi verso il pericolo pandemico che non verso quello climatico? Memos ha ospitato il botanico Stefano Mancuso, che insegna all’università di Firenze, direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV). “Dipende – risponde il professor Mancuso – dalla nostra assoluta mancanza di visualizzazione di un problema futuro”. A proposito della pandemia da Covid-19, il botanico di fama internazionale ricorda che “esiste una correlazione strettissima tra cambiamento d’uso del suolo (per deforestazione, per attività estrattive, ndr) e i fenomeni di “spillover”, di salto di specie”. Ospite a Memos anche l’antropologa medica dell’università di Torino, Lucia Portis, tra le ideatrici di un blog di riflessioni sul tema contagio e isolamento (osservatoriolagiustadistanza.blogspot.com). La professoressa Portis spiega le ragioni della differente reattività tra pericolo pandemico e pericolo climatico. “La pandemia è un fatto sociale totale, un fatto che ha completamente modificato il nostro stile di vita. Questi due mesi e mezzo – racconta l’antropologa dell’università di Torino - sono stati eccezionali, non avremmo mai pensato di viverli così. Questa pandemia ha toccato tutti gli aspetti della nostra vita in modo profondo. Di conseguenza il rischio di contrarre la Covid-19 è stato molto vicino a noi. Invece – conclude la professoressa Portis - quando parliamo di surriscaldamento globale ci sembra qualcosa di lontano, non prossimo, e quindi la percezione del rischio si riduce”.
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