I Television di Tom Verlaine sono una band che, così come scrivevamo qualche settimana fa parlando dei Violent Femmes, sono spesso chiamati “di culto”. Definizione che ben si adatta a un gruppo che non ha pubblicato molti album, ma che solo con i pochi episodi della sua discografia (due dischi usciti nel 1977 e nel 1978, un terzo pubblicato nel 1992) ha raggiunto livelli altissimi, per poi assentarsi per molti anni dalle scene, riunendosi per qualche tour con ritmo piuttosto irregolare.
Questo fa sì che i fan di una band siffatta costruiscano una mitologia legata ai propri ricordi, e non vedano l’ora di poterli rinnovare. I fan dei Television ne hanno avuto la possibilità, solo pochi giorni fa. Passati dall’Italia per due concerti, uno dedicato esclusivamente al monumentale esordio del gruppo, Marquee Moon. L’altro invece a una specie di “Best Of”, che prendeva in esame anche il resto del repertorio, oltre che qualche novità.
Già, il nuovo disco dei Television. Se ne parla da tempo, ma non c’è molto da dire di concreto. È uno degli argomenti di cui abbiamo parlato con Jimmy Rip, chitarrista di lungo corso, ma anche ultimo entrato nella formazione della band: nel 2007 in particolare, sostituendo Richard Lloyd.
Benvenuto a Jimmy Rip a MiniSonica. La prima cosa che vorrei chiederti riguarda i due diversi concerti che suonerete in Italia. Il primo a Ciampino aveva come oggetto il vostro immortale disco Marquee Moon. Quello a Trezzo è stato invece un concerto “Best Of”. In cosa differiscono queste due scalette?
Partendo dal concerto incentrato su Marquee Moon, possiamo dire che è un live dedicato ai tantissimi fan di quell’album. E io, che suono con i Television solo da dieci anni, posso certamente affermare di essere anche io un fan di Marquee Moon. Poi io in realtà suono con Tom Verlaine da quasi 35 anni, quindi conosco quella musica molto bene. Nell’impostare questo concerto abbiamo direi tenuto a mente il fatto che per molte delle persone che vengono a sentirlo si tratta della prima volta che ascoltano live quelle canzoni, molte delle quali non vengono suonate in concerto dagli anni ’70, e due canzoni, “Guiding Light” e “Torn Curtain”, non erano mai state suonate dal vivo prima di questi concerti. Per questo il nostro tentativo è stato quello di suonare per loro, di dare loro l’esperienza che cercano, provando a riprodurre quel disco il più vicino possibile all’originale. Chi viene a sentirci non vuole una versione bossa nova di “Prove it”, per intenderci. Non vogliamo interpretarlo, renderlo più moderno o cose del genere. Vogliamo solo suonare quel disco così com’è, anche perché sappiamo quanto sia amato dal nostro pubblico, che si emoziona davvero nel sentirlo. E per noi è proprio bello sentire questo trasporto da parte loro. Per le prime date di questo tour dedicato a Marquee Moon ci siamo innervositi, vedendo come il pubblico fosse silenzioso: poi abbiamo capito che si trattava di un’intensità, di un’attenzione profonda. E’ veramente bello vedere tutto questo, soprattutto per uno come me che non ha suonato quel disco negli anni ’70, è una grande esperienza. Lo stile chitarristico di Richard Lloyd su quell’album è molto originale e personale, io cerco di avvicinarmici il più possibile, ed è un gioco molto divertente. L’altro spettacolo è molto diverso. Intanto per il fatto che in ogni concerto suoniamo almeno due o tre canzoni nuove, mai incise. Sono pezzi che cambiano molto ogni volta che li suoniamo, improvvisiamo molto, sperimentiamo, quindi è decisamente un’esperienza diversa anche per noi: ce ne andiamo in un nostro viaggio, con la speranza di portare con noi anche chi ci viene a sentire.Sono due concerti entrambi molto belli secondo me. Suonare Marquee Moon è praticamente un concerto di musica classica, un’esecuzione, mentre il secondo concerto è molto più spontaneo, e in scaletta ci sono in media cinque canzoni da Marquee Moon e pezzi dal secondo e dal terzo disco, oltre ai pezzi nuovi.
Un po’ l’hai già anticipato nella tua prima risposta, ma cosa puoi dirci della sensazione che hai provato nel 2007 quando hai iniziato a suonare da nuovo membro dei Television?
Sì, hai ragione, qualcosa l’ho già detto. Riprenderei proprio dal fatto che non ero totalmente vergine, avendo suonato comunque a lungo con Tom. Altrimenti sarebbe stato molto più difficile, credo. Tom è un uomo, diciamo così, dalla personalità molto sfaccettata, e posso dire di essere molto amico di quasi tutte le sue personalità, e se capita di litigare è sempre in un modo molto fraterno. Fred Smith è una delle persone migliori che conosco, invece. Suono con Tom dal 1981, abbiamo girato il mondo insieme, siamo entrambi abituati a stare insieme e siamo un po’ come membri della stessa famiglia.
Prima ci hai parlato delle canzoni nuove che suonate dal vivo. Sono almeno cinque anni che si inseguono notizie su un imminente nuovo album dei Television. Però poi non esce mai. Cosa ci puoi dire a riguardo?
Come per tutte le cose che riguardano i Television, sia nei miei dieci anni di militanza, che nei trent’anni precedenti, dipende tutto da Tom Verlaine. Ci sono un sacco di tracce che abbiamo registrato in questi anni, partendo dal 2008, che suonano molto bene, hanno decisamente un suono Television, però non esiste nemmeno una parte vocale per questi pezzi, ed è difficile sviluppare una canzone senza un cantato. Ogni volta che ci incontriamo, io e Fred diciamo: “Possiamo lavorare su questi pezzi?”. E Tom risponde: “Sì, ci canterò presto sopra”. Ma se gli chiediamo quando, cala il silenzio e passa un altro un anno. Ti assicuro che io e Fred vorremmo sentire questo nuovo disco almeno quanto i nostri fan, quindi dipende tutto da Tom. Credo che uno dei problemi sia che Tom sa che se riuscissimo a finire questo disco, poi gli toccherebbe fare delle interviste! Ed è una cosa che odia, quindi magari sta tirando in lungo la cosa perché davvero non ha voglia di parlare con i giornalisti una volta che il disco sarà finito. Ma noi proviamo a spingerlo a farlo ogni volta, anche magari solo a pubblicare un paio di pezzi, lo vogliamo davvero. Questo è il massimo che posso dirti.