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Tratto dal podcast
Fino alle otto di mer 13/05 (terza parte)
Fino alle otto | 2020-05-13

A poco più di una settimana dall’avvio della Fase 2, qual è la situazione nel comuni dell’hinterland milanese? Siamo tornati a Cassano d’Adda, dove con le belle giornate le autorità locali hanno dovuto intensificare i controlli per far rispettare le misure ancora in vigore.
L’intervista di Serena Tarabini al primo cittadino di Cassano d’Adda Roberto Maviglia.
Ci siamo sentiti circa due mesi fa, in piena emergenza ed a pochi giorni dalla decisione di rendere l’Italia tutta zona rossa. Senza voler fare un bilancio, come sono andati questi due mesi a Cassano d’Adda?
Sono andati un po’ come nel resto dei comuni della Lombardia. Abbiamo avuto una situazione critica nella RSA comunale e abbiamo anche noi dovuto affrontare il tema dei mancati tamponi, quello che hanno vissuto un po’ tutte le RSA, ovvero un numero di decessi elevato.
Cosa è cambiato in queste due settimane di fase due?
Io ho fatto la scelta di attenermi ai decreti nazionali e alle ordinanze regionali quindi di non fare ordinanze comunali più restrittive o aggiuntive. Abbiamo fatto più che altro un lavoro di controllo del territorio perché ovviamente questa fase due, o uno e mezzo, ha determinato una grande voglia di uscire e abbiamo dovuto far rispettare le regole. Devo dire che c’è stata una grande collaborazione da parte della popolazione. Le difficoltà maggiori le abbiamo avuto nel controllo di ragazzi più giovani, quelli in età da scuola media diciamo, sono quelli che hanno fatto più fatica a rispettare le regole, soprattutto quella del distanziamento sociale. Per loro questa nuova fase ha rappresentato l’occasione per riprendere la loro socialità e di conseguenza in quello abbiamo avuto qualche difficoltà.
Vi sentite nelle condizioni adeguate anche in termini di monitoraggio del contagio, per ulteriori riaperture?
Rispetto al primo tema no, non ci sentiamo pronti. Io sono stato fra i sottoscrittori dei vari appelli fatti ad ATS e alla Regione nel cambiare strada da questo punto di vista. Come sindaci riteniamo che i tamponi fatti e questo ostracismo nei confronti dei test sierologici sia la strada corretta, quella che metterebbe noi amministratori e la popolazione in tranquillità. Appena uno ha un sintomo gli si fa il tampone e i test per accertarsi dell’estensione contagio. Da questo punto di vista non ci sentiamo tranquilli e non vediamo un cambiamento da parte della regione Lombardia.
In relazione al secondo aspetto, siamo in attesa di capire cosa si potrà fare e cosa no; Cassano D’Adda, come dice il nome, è sull’Adda ed è molto frequentato soprattutto d’estate, nelle belle giornate. Ci concentreremo soprattutto nei weekend e nelle aree fluviali che sono molto belle, ovviamente le persone ci vanno a prendere il sole. Il grosso lavoro nostro sarà controllare il rispetto delle normative e del distanziamento sociale che immagino verrà imposto anche in quei luoghi. Il weekend scorso è stato complesso! La gente aveva molto voglia di uscire e questo è comprensibile, oltretutto è anche utile per la salute come anche i medici dicono. Abbiamo dovuto spiegare che si poteva fare movimento, spostarsi all’aperto ma per esempio che non ci si poteva fermare a prendere il sole, che non ci si poteva trovare a gruppi.
Foto dalla pagina Facebook del Comune di Cassano d’Adda