Jude, uno strano ragazzo che sembra uscito dal film “Yellow Submarine” dei Beatles, scappa dall’orfanotrofio di Tipperary, dove è sempre vissuto, per andare alla scoperta di un mondo colorato, paradossale e a volte un po’ inquietante, dove convivono personaggi e situazioni trasversali alle epoche e alle culture, da Joyce ai Simpson.
Anche il creatore di Jude, lo scrittore e “comedian” irlandese Julian Gough, che gli ha dedicato il suo romanzo “Jude il Candido” (Sagoma Ed.) sembra appena uscito dal mondo comicamente psichedelico del pop anni ’60, quando ci raggiunge nella postazione di Radio Popolare a BookPride 16, dove ha appena incontrato il pubblico. Indossa una giacca di lamè damascato (“Ho pensato di vestirmi elegante per venire in radio!”), una camicia a fiori colorati (“Certe volte quando la guardo mi ci perdo anch’io!”) e una vaga somiglianza con John Lennon, accentuata dagli occhiali rotondi.
Dentro al suo libro, appassionante e pieno di ironia, c’è un po’ di Douglas Adams, di Flann O’Brien e di Roddy Doyle, ma anche di Beckett: un intruglio talmente efficace da valere al suo autore il National Short Story Award.
Ma Julian Gough non ha solo fatto divertire buona parte del mondo anglofono con il suo romanzo: ha anche profetizzato lo scoppio della bolla economica irlandese, con la conseguente crisi economica, e ha analizzato con feroce quanto divertente comicità i vizi e i disagi della società del terzo millennio.
Nell’esilarante intervista che ci ha concesso, ci ha detto: “Oggi siamo tutti un po’ sperduti: riusciamo a perderci perfino nelle nostre case!”
Ascolta l’intervista di Ira Rubini a Julian Gough