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Tratto dal podcast
Fino alle otto di mer 29/04 (terza parte)
Coronavirus | 2020-04-29
La fase 2 è ormai alle porte. Com’è la situazione a Crema a pochi giorni dalla prima riapertura e dopo settimane di emergenza e di isolamento? La sindaca Stefania Bonaldi fa il punto della situazione a Radio Popolare, illustrando come una delle zone d’Italia più colpite dall’epidemia di COVID-19 si sta preparando al lungo periodo di convivenza col virus e come è riuscita ad affrontare le prime e difficilissime settimane di assolutamente emergenza.
L’intervista di Serena Tarabini a Fino Alle Otto.
Qual è stato l’impatto dell’emergenza coronavirus sulla città di Crema?
Il nostro territorio e tutta la provincia sono stati colpiti in modo molto significativo. Noi abbiamo da subito avvertito l’impatto perché già dal 21-22 febbraio abbiamo accolto negli ospedali di Crema e Cremona dei pazienti che arrivavano direttamente dalla zona rossa, quella del focolaio. Poi abbiamo riconvertito immediatamente l’ospedale ad assistere i malati COVID del nostro territorio. L’intero ospedale di Crema è stato deputato ai malati COVID: abbiamo immediatamente svuotato i reparti di cardiologia, gastroenterologia e la neurologia ed è diventato tutto COVID.
Dopo un paio di settimane la situazione è diventata quasi insostenibile. La nostra provincia ha raggiunto la percentuale dell’1,66 di contagiati. Credo che a Milano sia lo 0,55%, Bergamo l’1%. Noi siamo una provincia piccola e qui l’incidenza è stata alta. La città di Crema conta complessivamente 490 casi su 35mila abitanti, purtroppo con oltre 120 decessi. Abbiamo avuto un impatto molto forte e non a caso da noi è arrivato l’Esercito ed è stato montato un ospedale da campo che è tuttora funzionante.
Oltre all’ospedale da campo quali sono state le misure più efficaci per affrontare questa situazione?
Avendo avuto fin da subito un impatto del genere abbiamo avuto la possibilità di capire velocemente la gravità della situazione. Ci siamo resi conto che anche in Lombardia questa percezione all’inizio era a macchia di leopardo. Ad un certo punto altri territori erano quasi pronti alla ripartenza e noi ci guardavamo con gli occhi spalancati. Abbiamo cercato subito di fare squadra tra sindaci con comportamenti omogenei sui territori, anche nell’interpretazione delle regole perché all’inizio si andava avanti a suon di ordinanze regionali e provvedimenti nazionali. Era piuttosto laborioso riuscire a star dietro a tutte le interpretazioni restrittive. Poi il Ministero della Difesa ha garantito la possibilità dell’Esercito e infine è arrivata anche la brigata cubana di 52 operatori sanitari che son venuti a dare un mano. In realtà non ci sono solo loro, sono arrivati medici da tutta Italia e questa è stata sicuramente un’altra prova di solidarietà e un’iniezione di fiducia.
Come prosegue la collaborazione con queste task force provenienti dall’estero?
Gli operatori cubani sono stati impiegati nella gestione del presidio da campo e anche nei turni dell’ospedale. Poi, visto che adesso la tensione si è allentata, alcuni erano più liberi e abbiamo proposto la possibilità che lavorassero presto una nostra fondazione, la Fondazione Benefattori Cremaschi, che è stata riconvertita nella cura di pazienti COVID stabilizzati e 7 di loro oggi stanno lavorando lì, mentre gli altri sono ancora in ospedale. Non vogliono stare con le mani in mano.
Ieri avete ricevuto la visita del premier Conte. Come è andata?
La visita c’è stata ieri sera presso la Prefettura di Cremona. Con me c’erano anche i sindaci di Cremona e di Casalmaggiore così da rappresentare tutto il territorio. Noi abbiamo chiesto al Presidente Conte una particolare attenzione al nostro territorio che è stato colpito in modo significativo, un’attenzione anche dal punto di vista epidemiologico perché qui stiamo chiedendo a gran voce la possibilità di estendere i test sierologici in modo significativo, consapevoli che ci sono ancora molti limiti e che il patentino di immunità non è ancora chiaro. Sapere chi ha l’anticorpo e chi no, chi si è ammalato e chi no è importante per capire l’incidenza effettiva, anche perché sappiamo che i numeri sono diversi da quelli ufficiali. Abbiamo anche chiesto attenzione al mondo economico e alle imprese con la disponibilità dei Comuni a fare da tramite. I Comuni sono gli avamposti e coi soldi dati direttamente a noi riusciamo subito a metterli in circolo. Aiutare i comuni per aiutare le comunità e le famiglie, così come le imprese.
L’altra disponibilità che abbiamo dato è quella rispetto al tema della cura dei bambini e dei minori in questi mesi perché c’è molta apprensione per chi dovrà riprendere a lavorare il 4 o il 18 maggio.
I Comuni sono a disposizione per pensare servizi e modalità innovative rispetto a queste tematiche. Ci tenevamo a presentare anche questa esigenza perché la cogliamo nei rapporti quotidiani con tanti genitori. Devo dire che il presidente Conte ci ha ascoltato con molta disponibilità e molta pazienza, soprattutto considerando che arrivava da una giornata in cui aveva fatto diversi incontri coi colleghi di Lodi e Piacenza e al mattino era stato a Genova. È stata una bella chiacchierata di oltre un’ora in cui ci ha ascoltato e si è annotato queste istante.
Foto dalla pagina Facebook della sindaca di Crema Stefania Bonaldi