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Italia in isolamento: la situazione a Desio

Comune Di Desio

Com’è la situazione a Desio in queste settimane di emergenza e di isolamento? Il sindaco Roberto Corti, racconta a Radio Popolare come il comune di Desio, 42mila abitanti a nord di Milano, sta affrontando questo periodo tra la comunicazione coi cittadini e il coordinamento delle attività sul territorio, ma anche come ci si sta organizzando dopo la nuova direttiva della Regione sull’obbligo delle mascherine all’aperto.

L’intervista di Serena Tarabini a Fino Alle Otto.

Come va Sindaco?

Credo che vada come tutti, magari non come in Lombardia in generale, ma nella media dei comuni della Brianza.

Qual è stato l’impatto dell’emergenza sul comune di Desio?

Siamo attorno a una decina di decessi, oggi avrò l’aggiornamento da parte della Protezione Civile. Per quanto riguarda i contagi il numero è di 110. Un aspetto positivo è il numero delle persone dimesse, se non sbaglio sono 25, guarite o prive di sintomi e quindi ancora in quarantena, ma a casa loro. I ricoverati sono più di un’ottantina.

Riscontrate anche voi un generale calo?

Noi, credo come tutti, abbiamo registrato un picco pazzesco una decina di giorni fa quando i ricoveri erano dell’ordine di 15-18 al giorno per 4-5 giorni. Adesso è un po’ di giorni che siamo a tra 1 e 4 a seconda delle giornate. I numeri si sono abbassati, ma questo non vuole dire che dobbiamo abbassare la guardia. Come ci dicono tutti gli esperti ci vorrà ancora un po’ di tempo, bisogna armarsi di pazienza ed andare avanti con questa vita diversa.

Come sta reagendo la città di Desio?

Posso dire che le persone si stanno comportando nel modo giusto, stiamo facendo parecchi controlli ma abbiamo dato poche sanzioni. Certo con l’arrivo delle belle giornate sarà più difficile resistere al desiderio di uscire, ma staremo a vedere. Per quanto riguarda le mie impressioni di Sindaco, ma anche di cittadino che come tutti, ad esempio, si mette in coda a far la spesa, devo dire che mi sembra che le persone, ovviamente nel rispetto delle distanze, si parlino di più, anche fra sconosciuti, ci si racconta; ecco speriamo che questa situazione ci lasci di positivo una voglia di socialità più tradizionale, non solo quella virtuale dei social media a cui siamo particolarmente costretti in questa fase. Ecco quando gli scienziati ci diranno che il momento è arrivato, speriamo succeda questo. Alcune scene viste in questi giorni mi hanno fatto ritornare a quando ero bambino, come le persone che si parlano dai balconi, come succedeva una volta. Mi auguro che si riscopra quel modo di relazionarsi di un tempo che era forse più genuino.

Anche lei a Desio, come altri sindaci, sta ricorrendo ai social network per tenere informati i suoi cittadini?

Sì ovviamente anche noi, però accanto a metodi di comunicazione più tradizionali come il pulmino con il megafono, perché si è vero che siamo tutti connessi, ma c’è anche una parte della popolazione che connessa non è, come quella anziana, quindi noi giriamo quotidianamente con il pulmino e il megafono anche solo per dare i numeri di telefono a cui ci si può rivolgere per avere informazioni o aiuto. Quindi potenziamento della comunicazione ordinaria con le opportunità offerte dagli avanzamenti tecnologici, ma anche metodi tradizionali. Di nuovo mi viene in mente quando ero bambino, all’emergenza diossina che abbiamo passato e girava il pulmino con il megafono per dare informazioni ed istruzioni.

Una nuova ordinanza della Regione Lombardia impone l’uso delle mascherine o comunque l’obbligo di coprirsi il viso. A Desio come siete messi da questo punto di vista, le mascherine si trovano?

Per quanto riguarda strutture importanti come le RSA, o personale fondamentale come i corpi volontari, qualche settimana fa era veramente difficile. Nelle farmacie a volte compaiono ancora i cartelli che dicono che sono esaurite. Noi abbiamo avuto la fortuna di ricevere delle donazioni di mascherine chirurgiche e poi c’è stata questa bella iniziativa della Protezione Civile provinciale, che ha messo in piedi una produzione “home made” di mascherine fatte di tessuto-non tessuto che svolgono la loro funzione protettiva e che sono state distribuite nelle varie strutture. Ne stanno producendo 5-6 mila al giorno in una struttura messa a disposizione da una cooperativa sociale. C’è da dire che adesso con questo obbligo ci si pone il problema di trovarle per tutti, non è facile trovare in un colpo solo migliaia e migliaia di mascherine. Dovrebbe essere in arrivo proprio oggi un carico. A questo proposito do un’informazione di servizio, perché in Lombardia girava la voce che le mascherine sono arrivate, sono in mano ai comuni che le distribuiranno: ecco questo non è vero, almeno per quanto riguarda noi le mascherine arriveranno oggi pomeriggio, e bisogna poi organizzare la distribuzione, fare in modo che arrivino a tutti ma senza creare assembramenti, e per questo ci vuole un attimo di tempo, per evitare che ci sia la corsa alla mascherina. Intanto coprirsi il volto anche con un foulard va più che bene.

Come è cambiata la sua attività amministrativa in seguito all’emergenza?

Guardi, come comune di Desio abbiamo fatto in tre settimane quello che avevamo previsto di realizzare in un anno, ovvero la transizione verso lo smart working. Dei 180 dipendenti ne abbiamo una ottantina che non sono in servizio o lavorano da casa, ad esempio i lavoratori della scuola materna. I restanti 100 dipendenti sono a rotazione, comunque non ci sono più di 10-15 dipendenti in sede. Il modo di lavorare è cambiato moltissimo. I dirigenti hanno il compito di seguire le attività emergenziale sia quelle ordinarie, ovviamente ci sono sono dei settori che sono più sotto pressione di altri come quello relativo ai servizi sanitari. Mi raccomando se mi posso permettere, voi come radio continuate a trasmettere i messaggio che bisogna rimanere a casa!

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    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

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