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Coronavirus, detenuti in rivolta. Il senatore Mirabelli: “Task force per studiare le soluzioni”

rivolta carcere san vittore

In piena emergenza da epidemia di coronavirus COVID-19, la rivolta dei detenuti è scoppiata un po’ in tutti gli istituti penitenziari in Italia, anche in quelle in Lombardia. Cosa sta succedendo? Ne abbiamo parlato con col senatore del Partito Democratico Franco Mirabelli, che ieri è stato in visita al carcere di San Vittore.

L’intervista di Alessandro Braga a Fino Alle Otto.

Com’è la situazione nelle carceri lombarde?

È una situazione di tensioni che ieri a San Vittore ha prodotto una rivolta che si è diffusa man mano in quasi tutti i reparti, fortemente danneggiati da incendi e altri danneggiamenti. Tutto è partito dal terzo raggio, in cui si trovano i detenuti tossicodipendenti, e poi si è estesa ovunque con alcuni detenuti in rivolta saliti sui tetti. La situazione a Opera mi pare più tranquilla nonostante fuori, durante la notte, ci siano state alcune manifestazioni con esplosione di petardi e mortaretti. Su Pavia non so dirle, ma credo che la situazione sia rientrata in quasi tutte le carceri d’Italia.

Cosa si può fare per ridurre la possibilità di contagio e tranquillizzare i detenuti in rivolta?

Nel carcere in questo momento, avendo quasi ovunque assunto misure drastiche di isolamento, non ci sono notizie di contagi e di infezioni da coronavirus. Nell’ultimo decreto sulla giustizia è stato previsto che non ci possano essere colloqui individuali in carcere per limitare al massimo la possibilità che dall’esterno arrivano contagi. A fronte di questo, però, si è data indicazione di aumentare le possibilità di contatto telematico e telefonico per i detenuti con i loro parenti. È evidente che si tratta di una situazione pesante, ma credo che il tema principale, sentiti anche gli slogan che venivano gridati ieri dal tetto di San Vittore, non sia questo: la rivolta, che va condannata, trova terreno fertile in una situazione di tensione alimentata anche dal fatto che siamo di fronte ad una sovrappopolazione che è tornata ad essere esagerata. Quando le carceri italiane ospitano il 140% dei detenuti in più rispetto a quelli che sono i posti letto assegnati, è evidente che c’è un problema che va affrontato. Va affrontato il tema della messa in sicurezza dal punto di vista della tutela della salute dei detenuti e degli operatori che stanno nel carcere, ma c’è anche un problema di qualità che oggi, di fronte a questi provvedimenti che cancellano i permessi e limitano al massimo la possibilità di uscita e di entrata dal carcere, diventa ancora più pesante.

Voi avete fatto delle proposte, ma se ho capito bene il Ministro Bonafede chiude alla possibilità di idee di questo tipo.

Il Ministro Bonafede ha fatto quello che gli abbiamo chiesto ieri: ha costruito una task force per studiare in tempi brevissimi le soluzioni o le risposte da dare subito in questa emergenza. Tra queste ci sono una serie di proposte semplici che possono decongestionare il carcere. Chi era in permesso e aveva la possibilità di lavorare fuori per tornare in carcere tutte le sere, ad esempio, e che ora non può più uscire per andare a lavorare deve essere messo in condizione di uscire e restare a dormire fuori utilizzando l’istituto della messa in prova. L’altra proposta è fare in modo che chi ha poche settimane da scontare per concludere la pena ed ha avuto comportamenti impeccabili sia messo ai domiciliari. In questo momento assecondare richieste di clemenza come l’indulto o l’amnistia sarebbe sbagliato.

Il Manifesto scrive oggi che questi episodi di violenza sono da condannare, ma bisogna stare attenti al pericolo del ritorno ad un carcere in cui si parla solo di isolamento e di ozio nelle celle. C’è questo pericolo a suo avviso?

Sì, e non nasce adesso. In queste settimane e in questi mesi è evidente che il centrodestra e alcuni sindacati dei lavoratori del carcere stanno sostenendo proposte che suggeriscono di tornare indietro, chiudere le celle e superare la sorveglianza dinamica. Far passare tutta la giornata in cella ai detenuti sarebbe un grave passo indietro. E non dimentichiamoci della proposta di qualche mese fa di mettere i comandanti degli agenti di custodia sullo stesso piano dei direttori, dando loro delle possibilità e dei ruoli che avrebbe messo i direttori in una situazione di subalternità dando agli agenti di custodia la possibilità di fare scelte che oggi l’ordinamento non gli riconosce.

Foto dalla pagina Facebook del senatore Franco Mirabelli

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    Il giorno delle locuste di venerdì 31/01/2025

    Italia a crescita zero. L'ISTAT ha pubblicato ieri i dati sulle stime preliminari del quarto trimestre del 2024, il fatturato dell'industria di novembre e l'occupazione. Una sequela di numeri che certificano la progressiva crisi dell'economia italiana. Il PIL del 2024 si chiuderà a +0,5%, la metà di quanto stimato dal governo e meno delle previsioni degli istituti internazionali. Unico elemento positivo è la ripresa dell'andamento dell'industria, confermato anche dal fatturato di novembre. Non è però detto che tutto questo venga confermato almeno nel primo semestre di quest'anno. La conferma arriva dal Consiglio Direttivo della BCE che prosegue nel taglio timido dei tassi, ampliando la divergenza con la FED che, sempre in settimana, ha deciso di non muovere l'andamento dell'economia. La conferenza stampa della governatrice Lagarde è stata quasi un match con i giornalisti che hanno tempestato di domande la presidente dell'Eurotower per capire eventuali indicazioni sulle scelte della Banca Centrale, ricevendo però sempre e solo risposte lapidarie: "È irrealistico tornare alle indicazioni prospettiche perché l'incertezza sta aumentando in questo momento". In questo contesto si inserisce la conferenza della presidente della Commissione VDL che ha presentato la "Bussola Competitività": 27 cartelle di scenario con molti rimandi a provvedimenti specifici che dovrebbero vedere la luce tra fine febbraio e il prossimo maggio. L'unica certezza è che, sotto la pressione di Germania, Italia e altri paesi e in vista delle elezioni tedesche, la Commissione è pronta a una frenata secca sul Green Deal. Per evitare la guerra ideologica dopo le dichiarazioni di Trump, si parte con la ridenominazione: ora si chiama Clean Industry. Poi, nascosto nel capitolo semplificazione, viene rinviato tutto il pacchetto di direttive destinate alla trasparenza nella conduzione delle attività economiche. Ci riferiamo al pacchetto CSDD, CRSD, tassonomia, veri e propri pilastri decisi dalla prima Commissione VDL e tutti approvati dal Parlamento Europeo che avrebbero dovuto entrare in vigore tra questo e il prossimo anno. Sicuramente i tecnici della Commissione non hanno tenuto sufficientemente in considerazione le difficoltà delle PMI ad adeguarsi a norme stringenti sulla trasparenza nella conduzione delle loro attività. Tra gli elementi nuovi della Bussola c'è sicuramente la proposta di revisione del CBAM, lo strumento base per difendere la manifattura europea dal dumping ambientale dei prodotti importati da altri continenti con impronta di carbonio molto negativa. Entro marzo la VDL annuncia il piano d'azione sull'automotive. Noi, grazie al lavoro di Roberto Romano per TheWashingNews.com, possiamo anticipare alcuni numeri delle analisi che saranno pubblicate integralmente tra una decina di giorni. Il Wall Street Journal ha fatto le pulci ai conti di Tesla, evidenziando che le vendite non vanno così bene, diversamente dai bonus energetici. Veniamo all'Italia, dove sono in corso due grandi partite che definiamo risiko bancario ma che in realtà sembrano sempre più una partita di potere economico-finanziario molto importante per i futuri assetti. Stiamo ovviamente parlando dell'assalto di MPS a Mediobanca e Unicredit a BPM, che si intreccia in larga parte e ruota sempre intorno all'istituto senese. In settimana il CDA di Mediobanca ha bocciato senza appello l'OPS di MPS, sostenendo che distrugge valore per gli azionisti di Piazzetta Cuccia. In realtà la partita ha come obiettivo strategico il controllo delle Generali e l'attore è e rimane Francesco Gaetano Caltagirone, quello che con la sua massima compiacenza è stato dipinto da alcune firme di punta del giornalismo l'ottavo re di Roma. Oggi l'AD di Generali imperversa sulle pagine economiche dei principali quotidiani e in particolare sulla Stampa, dove spiega la strategia dell'alleanza con la francese Natixis, oggetto della campagna sulla difesa del risparmio nazionale lanciata, guarda caso, dai quotidiani del gruppo Caltagirone. Sull'altra partita, oggi o al più tardi lunedì, Unicredit presenterà la notifica formale al governo relativa all'OPS su BPM. Da quel momento il MEF ha 45 giorni per dare una risposta e mettere eventuali paletti. Lontano dai riflettori c'è la battaglia sul cosiddetto Milleproroghe, che ogni anno diventa l'omnibuss dove le maggioranze parlamentari e tutti i governi buttano i provvedimenti che soddisfano le esigenze dei diversi interessi economici e territoriali. È così che, per esempio, c'è battaglia sulle concessioni idroelettriche. Un asse FI, PD, IV punta a imporre un rinvio sino a fine anno. Questa è stata però la settimana del clamoroso sequestro da 46 milioni ai danni della multinazionale FedEx. È solo l'ultimo atto della Procura di Milano sul sistema malato cresciuto nel comparto della logistica. Negli ultimi tre anni i magistrati milanesi hanno recuperato 552 milioni tra imposte e contributi evasi. Uno dei nodi è il mancato recepimento del regolamento UE 1055 del 2022. L'attenzione è tutta puntata sulla mossa di DeepSeek, che è stata bloccata per ora dall'AGCOM, ma nella battaglia sull'IA per i consumatori potrebbe emergere come vincitrice la Apple, secondo un'analisi pubblicata oggi dall'FT. Dazi minacciati su tutto, ma ci saranno e dove ogni giorno cambia il panorama. Meta pagherà 25 milioni di dollari a Trump per aver cancellato il suo account.

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