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- Tratto dal podcast Cult |
La grande mostra delle celebrazioni mondiali per i 500 anni della scomparsa di Raffaello Sanzio. 200 opere di cui 100 dello stesso Raffaello tra dipinti, disegni e cartoni preparatori in un percorso a ritroso dalla morte, avvenuta il 6 aprile 1520, agli inizi nella bottega del padre Giovanni de’ Santi ad Urbino.
Un terzo delle opere vengono dalle Gallerie degli Uffizi, come il Ritratto di Leone X, San Giovanni Battista, le splendide Madonne e l’autoritratto; La Fornarina da Palazzo Barberini ed altre opere dal Louvre, dal Prado o da Washington. I disegni di Raffaello architetto e primo conservatore di beni di quella Roma imperiale, delle opere antiche. Grazia e bellezza di un genio del Rinascimento.
L’intervista di Tiziana Ricci al Direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt a Cult.
Oltre il 30% delle opere in mostra arriva dagli Uffici.
Sì, circa 50 opere su un totale di oltre 200 arrivano dagli Uffici, ma abbiamo contribuito non soltanto attraverso le opere che abbiamo mandato a Roma. La mostra è nata fin dall’inizio come una collaborazione, la nostra curatrice e coordinatrice del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe Marzia Faietti è uno dei curatori della mostra insieme a Matteo Lafranconi e un comitato scientifico internazionale che riunisce i maggiori esperti di Raffaello in tutto il Mondo.
C’è una collaborazione molto stretta alla base di questo evento espositivo ed è proprio grazie a questa che abbiamo messo in piedi una sfida scientifica di mettere insieme una narrazione che fa ripercorrere a tutti quanti, esperti e non esperti, le tappe e i temi principali per cui Raffaello è riconosciuto.
La mostra è intitolata Raffaello 1520-1482 perché è un percorso a ritroso che parte dalla morte dell’artista.
Sì, perché proprio alla fine della vita di Raffaello, che morì troppo presto all’età di 37 anni, c’è proprio una somma della sua vita e della sua carriera che mette tutto insieme. E così lo vediamo noi, che dobbiamo considerare che le narrazioni biografiche sono ricostruzioni che facciamo noi. Nella mostra iniziamo col Raffaello che ci è più vicino e si va indietro col grande momento di Roma sotto i due Papi, lo sviluppo della sua grande Bottega, l’importanza degli scavi e lo studio della scultura e architettura antica.
Si può dire che è stato un po’ l’antesignano dei conservatori, voleva salvare i resti della Roma imperiale e della Roma antica che andavano distrutti anche in quell’epoca dagli speculatori e, come diceva Raffaello, dalle persone ignoranti che non ne capivano il valore.
Certamente. Fu ufficialmente incaricato come praefectus marmorum et lapidum omnium, il primo soprintendente nella storia e anche il nostro lavoro di tutela e valorizzazione delle opere del passato prende avvio proprio con Raffaello e questo compito di tutelare degli scavi antichi e dei monumenti antichi dell’architettura per cui Roma era già famosissima in quel periodo.
Il Ritratto di Leone X, in bella mostra nella prima parte, è stato al centro di una polemica che ha anche portato alle dimissioni del comitato scientifico degli Uffizi. Lei invece ha deciso di prestarlo. Ci spiega il motivo di questa sua scelta?
Questo ritratto è fondamentale per la mostra. È stato grazie a Leone X se Raffaello aveva questo ruolo così importante nella cultura visiva dell’Urbe e di tutto il Mondo nel 1500. Questa opera non poteva mancare, è un’opera centrale nella concezione della mostra e senza di essa non sarebbe state possibile capire la relazione speciale tra Raffaello e il papa mediceo. I dubbi dei membri del comitato scientifico non riguardavano la conservazione dell’opera o la sicurezza del trasporto, perché è stato restaurato negli ultimi due anni.
Foto dalla pagina ufficiale su Facebook delle Scuderie del Quirinale