Un grido pacifista nel buio, davanti a un microfono binaurale a forma di testa in una sala piena di spettatori con le cuffie. L’adattamento e la regia del romanzo E Johnny prese il fucile curati da Sergio Ferrentino sono un misto di audiodramma, teatro e cinema. Il capolavoro di Dalton Trumbo, scritto nel 1939, premiato con il National Book Awards e diventato film nel 1971 ad opera dello stesso Trumbo, evoca immagini disturbanti accompagnate da un suono circolare e da una musica (di Gianluigi Carlone) inebriante.
Un testo di culto, riferimento pacifista per diverse generazioni che hanno attraversato diverse guerre: dalla Prima e Seconda Guerra Mondiale a quella in Vietnam, ma evidentemente ancora attualissimo. Il protagonista è il soldato Joe, qui interpretato da Sax Nicosia in un lungo monologo interiore, fatto di ricordi e di dolore espresso da un letto d’ospedale dove giace senza braccia e senza gambe, dopo essere stato colpito da una granata. Sul palco altri due microfoni per gli attori Eleni Molos e Roberto Recchia, che alternano parole e rumori, creati al momento come in un antico studio di doppiaggio.
“Il protagonista fa parte di “quelli delle trincee”, è un soldato, uno dei milioni di giovani portati ad uccidere altri giovani – spiega Ferrentino. Lui pensa ostinatamente dall’interno della sua detenzione corporea. Tutto il libro si muove e vive sui suoi pensieri di morte o di vita, solo pensieri con qualche ricordo del fidanzato, del padre, della madre e poco altro”.
Ore, giorni, anni scanditi dal battito del cuore, dal pulsare del cervello, dal sibilo del respiro, dal rimbombo dei passi di medici e infermiere.
“Io sono la cosa più vicina ad un morto. Io so tutte le risposte che sapevano i morti. Io parlo come loro, perche io sono uno di loro.”
La storia di Dalton Trumbo è stata ricordata recentemente nel film L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo di Jay Roach, con l’attore Bryan Cranston nei panni dello sceneggiatore “anonimo” entrato nella lista nera di Hollywood con l’accusa di essere comunista. Scriveva sotto falso nome, autore tra gli altri di Vacanze Romane di William Wyler e Spartacus di Stanley Kubrik. Nel film di Roach non viene mai citato E Johnny prese il fucile, si parla di un romanzo premiato, di Oscar ricevuti ma il nome di Dalton Trumbo ha attraversato una carriera strepitosa senza mai essere citato.
Ascolta l’intervista a Sergio Ferrentino, Fonderia Mercury.
Al Teatro Franco Parenti, Milano fino al 3 aprile 2016