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Tratto dal podcast
Memos di mer 04/03
Coronavirus | 2020-03-04
I numeri dell’epidemia di coronavirus COVID-19 aggiornati ieri sera dalla Protezione Civile parlando di 2.263 persone positive al virus in Italia, 428 in più rispetto a lunedì, pari ad un incremento del 23%. Un aumento, quest’ultimo, che è minore rispetto al picco di incremento del 50% che era stato registrato domenica 1° marzo, ma superiore al 16% fatto segnare lunedì. Tutte queste cifre possono anche creare un po’ di confusione e fare chiarezza abbiamo intervistato il professor Enzo Marinari, fisico dell’Università La Sapienza di Roma.
Il professor Marinari, insieme ad alcuni colleghi, ha svolto una serie di calcoli sulla diffusione del coronavirus in Italia sulla base dei dati resi noti dalla Protezione Civile e svolto un’indagine che mostra l’andamento della diffusione del virus. L’intervista di Raffaele Liguori a Memos.
A quali conclusioni siete arrivati?
Ad oggi le conclusioni non sono confortanti. Ad oggi c’è mediamente un aumento esponenziale della crescita del contagio: c’è un raddoppio della quantità di contagiati ogni 2 giorni e mezzo. Se si guarda giorno per giorno è chiaro che c’è una variabilità, ma questo è del tutto normale perché ci sono quelle che si chiamano fluttuazioni. Bisogna invece guardare l’andamento medio, che ad oggi è questo: si tratta di un’epidemia di coronavirus in fase iniziale e virulenta nella quale c’è un raddoppio del numero di persone contagiate ogni due giorni e mezzo. E questo vale per vari indicatori. Si può guardare il numero dei ospedalizzati, oppure il numero di pazienti critici e quello dei pazienti infettati. Tutti gli indicatori tendono a dare la stessa risposta con quella che si definisce “un’affidabilità statistica forte”. Questo naturalmente ci invita a fare qualcosa.
Questi dati ci invitano a fare qualcosa di nuovo per il futuro, ma non ci permettono ancora di valutare l’efficacia delle misure già prese. È così?
Per ora bisogna aspettare. Certamente non sono state troppo forti queste misure. Nonostante queste misure, ad oggi c’è ancora un andamento duro del virus e che può metterci in difficoltà. Sicuramente la strada è quella delle misure già prese, però vanno analizzate con estrema serietà. Dal nostro modo di vedere questo non è certamente il momento di alleggerire perché la cosa che si teme davvero è che questa situazione possa mettere in crisi il sistema sanitario nazionale. I posti in rianimazione sono una risorsa limitata nel nostro Paese e la rianimazione sta giocando un ruolo incredibile insieme ai medici che stanno facendo un lavoro fantastico per salvare persone. Se si arrivasse, come potrebbe essere visti i dati che abbiamo, a salutare la capienza delle sale di rianimazione del Paese questo finirebbe per dare delle vittime, mettendo in difficoltà anche pazienti con altre patologie che di sale di rianimazione come quelle hanno bisogno.
Sulla base dei dati voi avete anche fornito delle indicazioni sui comportamenti individuali che dovrebbero essere adottati per minimizzare i rischi e favorire il contenimento dell’infezione. Se la diffusione del virus sarà ancora più conclamata rispetto ad oggi, quali dati e indicatori dovranno essere guardati e analizzati?
Normalmente questi indicatori sono gli stessi per valutare la situazione anche in altri Paese. I dati dalla Cina ci dicono che la gente muore meno e i contagi sono molto minori, quindi le misure che sono state adottate hanno funzionato. Questi indicatori restano la base, ma è importante anche confrontare quello che succede nelle varie Regioni in Italia e nei vari Paesi del Mondo. Gli andamenti vanno verificati a livello globale comparando anche le politiche adottate dai vari Paesi.
Si parla di un altro numero significativo: la quantità di contagi che in media un contagiato può provocare con l’obiettivo di arrivare a R zero. In alcuni casi in questi giorni è stato superiore al 2,4%, vale a dire che ogni persona positiva può contagiare quasi due persone e mezzo.
Può contagiare fino a 2 persone e mezzo. Le politiche di mitigazione servono proprio a questo. R Zero è una caratteristica del virus, che ha la capacità di infettare un certo numero di persone. Le politiche di contenimento servono a fare in modo che ogni persona contagi meno di due persone e mezzo. Il numero di contagi effettivi può essere diminuito con il contenimento e se viene portato sotto ad 1 l’epidemia di questo coronavirus va a spegnersi.
Oggi è necessario fare incontrare un po’ meno le persone: non facendole incontrare abbassiamo il livello di contagio.
Con Enrico Bucci, @bad_scientists, e con notevoli contributi di Giorgio Parisi, @giorgioparisi, Presidente dell'Accademia dei Lincei, una rapida analisi della situazione del nuovo corona virus: https://t.co/JisOBHddNx
— Enzo Marinari (@enzo_marinari) March 2, 2020