O meglio. I giochi normali ma del futuro, come abbiamo detto scherzando con Barbara Imbergamo, l’ideatrice del progetto. Perché sono i giochi dove i papà possono essere due, così come le mamme, per dire. Dove un bambino può preferire giocare con una bambola rispetto al pallone e che giustamente non ci sia nulla di male. Così come ci sono le sindache, le ruspiste e le esploratrici. Cose semplici, normali appunto. Ma che se sono poco comuni nella narrativa di tutti i giorni sono del tutto assenti nell’immaginario proposto ai bambini. Pariqual è questo: una gamma di giochi che incoraggiano il concetto delle pari opportunità e non rinforzano invece le divisioni di genere.
Pariqual probabilmente per qualcuno è il male. Ma tanto sono le persone sbagliate, quindi amen.
Barbara ha iniziato portando a stampare i PDF in tipografia per fare le prime carte. Cioè una partenza molto artigianale. Ma Pariqual sta crescendo: dopo le prime remore sempre più negozi in giro per il paese hanno iniziato a vendere i giochi Pariqual e anzi, sul loro sito è possibile fare richiesta per diventare distributore.
Ma a scuola come vengono visti? Beh, qualcuno è entusiasta. Qualche altra maestra invece ha preferito disegnare i capelli lunghi a uno dei papà di una coppia omosessuale disegnata sulle carte.
Ma mica era una maestra del futuro.
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