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Tratto dal podcast
Prisma di mer 26/02 (prima parte)
Coronavirus | 2020-02-26
Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia è intervenuto a Radio Popolare all’indomani della stesura della nuova ordinanza legata all’emergenza coronavirus COVID-19 che punta ad uniformare le direttive da seguire per tutte le Regioni che non presentano focolai.
L’intervista di Lorenza Ghidini e Roberto Maggioni a Prisma.
Il governo ha raccolto tutte le ordinanze delle varie regioni per l’emergenza coronavirus con l’obiettivo di armonizzarle ed emetterne una unica. Quando vedremo i frutti di questo lavoro?
Questo lavoro è stato fatto nella giornata di ieri. È stato un lavoro faticoso, ma molto utile. Nei giorni scorsi le Regioni fuori dalle aree in cui ci sono i focolai avevano iniziato ad organizzarsi autonomamente rispetto ai movimenti interni nel Paese. L’aver chiuso le università in Lombardia, Veneto e Piemonte aveva riportato alcune decine di migliaia di ragazzi a tornare nelle Regioni di origine. E i sindaci, ad un certo punto, non avendo tutte le informazioni, hanno iniziato ad incalzare i presidenti delle Regioni. Siamo intervenuti e abbiamo preparato un’ordinanza unica che toccherà tutte le Regioni che non hanno aree cosiddette cluster, quindi la stragrande maggioranza tranne Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Per il momento restano agganciate a queste tre anche Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Liguria. In tutte le altre vi sarà un’ordinanza unica che è stata concordata ieri sera e questo consentirà agli italiani di poter attivare le stesse procedure in ogni Regione.
Quali sono queste procedure?
Si tratta semplicemente della necessità, se si è stato nelle aree focolaio, di comunicarlo al medico di base e di seguire il percorso che tutti devono seguire nel caso in cui abbiano avuto contatti con le persone contagiate. Ci sono numeri di riferimenti, bisogna attivare alcune procedure nei luoghi chiusi a partire dalla disinfestazione delle mani nelle scuole. Tutte attività che devono essere svolte allo stesso modo in tutte le Regioni che non sono cluster. Era una cosa di buon senso che andava coordinata. Nessuno era pronto a questa straordinarietà, ma ora ci siamo ed è giusto gestirla nel modo più coordinato possibile.
E cosa cambierà per Regioni come la Lombardia che sono classificate come zona gialla?
Fino al 1° marzo sono in vigore le misure eccezionali emanate nei giorni scorsi. Venerdì avremo un altro Consiglio dei Ministri e con la Lombardia si lavora gomito a gomito e si valuta di volta in volta. Sta emergendo sempre di più che il tema non è la Lombardia, ma alcune province della Lombardia. L’Italia è stata rigorosa e trasparente: per mettere in sicurezza gli italiani abbiamo migliaia di tamponi, cosa che non è stata fatta in altri Paesi e non escludiamo che piano piani potranno venir fuori casi anche negli altri Paesi.
Non stiamo parlando di un virus letale, ma di un virus che non si conosceva prima. E per questo sono scattati i meccanismi di contenimento del contagio. I casi di decessi sono in tutti i casi di persone che avevano un quadro clinico compromesso. È bene che chi ci ascolta sappia che stiamo parlando di un virus che non si conosceva prima, che va circoscritto e va contenuto, ma che non è un virus che distrugge il Mondo e il Paese. Dobbiamo tutti tornare alla normalità e penso che anche in Lombardia sarà chiaro, nel giro di qualche giorno o di settimane al massimo, che i focolai sono alcune aree di alcune provincie ed è sbagliato parlare di tutta la Lombardia, così come di tutto il Veneto o di tutta l’Emilia-Romagna.
In Lombardia dobbiamo aspettarci nella prossima ordinanza una differenziazione tra la zona rossa e il resto della Regione?
Sarà inevitabile perché dobbiamo tornare alla normalità in tempi brevi. Lo decideranno il ministro Speranza, l’Istituto Superiore di Sanità e il Presidente Fontana per la Lombardia e gli altri presidenti per le altre Regioni che hanno aree cluster. Tra il 1° e il 15 marzo ci sarà un altro DPCM che indicherà la strada per il graduale ritorno alla normalità e penso che si andrà verso una circoscrizione dei territori.
Milano oggi come viene considerata?
Milano è una città sana. È la locomotiva del Paese e deve tornare ad esserlo. È evidente che la frenata di questi giorni è legata al fatto che nessuno di noi conoscesse i confini del contagio. Ora è tutto più chiaro e stiamo intervenendo. Il Salone del Mobile che slitta e riparte deve essere di insegnamento per tutti: si può rinviare un evento di qualche giorno o di qualche settimana, ma bisogna subito riprogrammare la partenza. L’Italia è un grande Paese e lo sta dimostrando sia nell’emergenza che nella ripartenza.
Foto dalla pagina Facebook del ministro Francesco Boccia