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Tratto dal podcast
Ora di punta di lun 24/02 (prima parte)
Coronavirus | 2020-02-24
Durante la puntata di oggi di Ora di Punta, Diana Santini ha chiesto a Vittorio Agnoletto di fare il punto della situazione sull’epidemia di coronavirus Covid-19. Tutti gli aggiornamenti più dettagliati sono nei nostri notiziari, qui i podcast:
L’OMS oggi ha emanato un report che sottolinea due elementi: per prima cosa dice che nella regione di Hubei, la zona di origine dell’epidemia, la letalità della malattia è tra il 2% e il 4%, mentre nel resto del mondo è dello 0,7%. Come secondo punto si mette in evidenza come l’apice della diffusione sia stato raggiunto in Cina il 2 febbraio, da allora è cominciata la curva discendente della potenza dell’infezione, cioè del ritmo di diffusione del contagio. Sono notizie estremamente importanti.
Quali sono le ragioni dei provvedimenti restrittivi attuate in Lombardia e Veneto?
La ratio è semplice: il virus si diffonde facilmente ed è un virus verso il quale non abbiamo né terapie, né vaccino, ma in pochi casi conduce a una situazione di gravità. Bisogna perciò evitare che questo virus si diffonda e questo può accadere nelle zone estremamente affollate: stadi, concerti, discoteche, punti di ritrovo. Se lì c’è un contagiato, attraverso le goccioline di uno starnuto o un colpo di tosse, può infettare altre persone: da qui discendono le indicazioni di chiusura dei locali e delle università. La chiusura delle scuole risponde a un’altra esigenza, perché i bambini molto difficilmente si infettano con il coronavirus: il significato è quello di limitare la mobilità cittadina, per evitare affollamenti, specie sui mezzi di trasporto. Chi deve proteggersi soprattutto? Sono a rischio maggiormente persone che hanno già altre patologie, gli immunodepressi, insomma soprattutto gli anziani.
Qual è il rischio paventato, a fronte del fatto che la mortalità del Covid-19 è così bassa? È lo scenario di ospedali pieni che non riescono a reggere?
Intanto chiariamo che l’Italia è il terzo Paese per contagiati al mondo, ma lo è perché il virus lo si è andato a cercare. In un quadro in cui 80-90 contagiati di Covid-19 su 100 fanno una normale influenza o restano asintomatici, guarendo da soli, è probabile che molte persone abbiano avuto questa malattia e siano guarite senza accorgersene. Se negli altri Paesi non sono eseguiti test e non si va a “cercare” il virus, ma ci si occupa solo delle persone che hanno già sintomi e arrivano in ospedale, è ovvio che il numero dei contagiati sembra minore, perché emerge solo la punta dell’iceberg.
Il punto critico, oggi, non è tanto la struttura ospedaliera, cioè i reparti di malattie infettive e la possibilità di isolamento, perché su tutto il territorio nazionale i posti letto ci sono. La preoccupazione maggiore è per la fase che stiamo vivendo in questi giorni, per esempio per l’effettuazione dei tamponi, perché (oltre al limite di capacità produttiva, per ora scongiurata) i laboratori possono fare solo un numero limitato di analisi al giorno e anche perché il personale che esegue i tamponi è anch’esso limitato. Si tratta di limiti del nostro sistema sanitario, che ha ridotto al lumicino il servizio sui territori, la medicina preventiva e la diagnosi precoce e quindi il personale che serve in questa fase deve essere recuperato sottraendolo ad altri servizi. In questa fase il migliore alleato è la responsabilità dei cittadini che per esempio devono richiedere il tampone solo quando si presentano i sintomi delineati dall’OMS.
L’emergere di così tanti casi in una zona circoscritta vuol dire certamente che molte persone si sono ammalate di Covid-19 e sono guarite da sole senza saperlo, perché non hanno fatto il tampone faringeo. Il tampone è uno strumento che va usato solo quando la sintomatologia propone il ragionevole dubbio di essere positivi al coronavirus.
Quando si potrà fare un bilancio ragionevole sull’efficacia delle misure prese in Lombardia e nel Nord Italia?
Se vogliamo essere seri, potremo misurare l’effetto dei provvedimenti non prima di tre-quattro settimane, perché con un periodo di infettività di quattordici giorni, è evidente che deve passare un po’ di tempo per capire se la curva cala. Nell’epicentro del focolaio cinese il blocco totale ha cominciato a dare risultati statisticamente rilevanti dopo un mese. Nei prossimi tre quattro giorni non possono uscire risultati significativi, dobbiamo aspettare almeno tre settimane.