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Tratto dal podcast
Fino alle otto di ven 07/02 (terza parte)
Italia | 2020-02-07
La Casa Internazionale delle Donne avrebbe dovuto ricevere un finanziamento da 900mila euro grazie ad un emendamento presentato dal Partito Democratico al decreto Milleproroghe, ma quell’emendamento è stato dichiarato inammissibile e ora il futuro della struttura romana che da decenni offre assistenza e supporto alle donne vittime di violenza e abusi rischia di dover interrompere l’attività.
Si è già iniziato a discutere di un possibile sub-emendamento per la concessione di quei fondi, ma la situazione è ancora confusa e dalla Casa Internazionale delle Donne hanno già annunciato una mobilitazione nazionale. Ne abbiamo parlato con Maura Cossutta, presidente della Casa Internazionale delle Donne di Roma.
L’intervista di Alessandro Braga a Fino alle Otto.
L’emendamento non è stato dichiarato ammissibile e adesso c’è un po’ di confusione. Penso che verrà presentato un altro sub-emendamento oppure la questione sarà affrontata in aula.
C’è anche tempo per sistemare la questione?
Teoricamente sì. Non si sono capite bene le motivazioni per cui è stato dichiarato inammissibile. Il dato secondo me importantissimo è che si è posta la questione a livello nazionale, non solo quella della Casa Internazionale delle Donne, ma di tutti i luoghi delle donne. È un risultato importante.
Cos’è la Casa delle Donne di Roma e qual è il percorso che ha portato a questa situazione?
La Casa Internazionale delle Donne ha una grandissima storia ed è un po’ il luogo simbolico del femminismo romano. Un anno e mezzo fa la giunta Raggi ci ha revocato la convenzione per morosità, ma noi abbiamo dimostrato che in tutti questi anni abbiamo svolto attività e servizi senza finanziamenti del Comune che, con una valutazione economica, arrivano quasi a 800mila euro. Abbiamo sempre detto che più che essere in debito dovremmo essere in credito.
La Casa delle Donne è un luogo storico. Abbiamo il patrimonio europeo più importante del pensiero femminista e svolgiamo servizi per tutte le donne e per la salute delle donne: abbiamo anche aperto anche uno sportello gratuito sulla menopausa. E offriamo servizi contro la violenza alle donne, accogliamo le donne e offriamo i servizi di professioniste che garantiscono tutela legale, tutela psicologica anche ai bambini. Facciamo orientamento al lavoro, abbiamo uno sportello sociale aperto per tutte le donne. Non siamo servizi pubblici e non ci vogliamo sostituire al pubblico, ma svolgiamo servizi con valore pubblico e con valore sociale. E questo credo che sia il punto da far riconoscere a chi non comprende l’importanza di queste attività.
Noi abbiamo detto alla sindaca Raggi che queste attività svolgono valore sociale e quindi devono essere riconosciute in quanto tali. Invece di far pagare affitti salatissimi che non ci possiamo permettere dovrebbero darci la struttura in comodato gratuito. E questa credo che sia la battaglia non soltanto per la Casa Internazionale delle Donne, ma per tutte le case delle donne e tutti i luoghi delle donne.
Giorgia Meloni ha festeggiato sui social il ritiro dell’emendamento.
Giorgia Meloni è la leader di un partito fascista e machista che ci allea con Forza Nuova e CasaPound, è quella del Family Day e quella contro la legge sull’aborto. La Meloni la conosciamo, il fatto che festeggi che non ci sorprende.
Invece l’atteggiamento del Movimento 5 Stelle sembra un po’ schizofrenico, no?
Esatto! Noi abbiamo da una parte una sindaca esponente del Movimento 5 Stelle che non ha fatto nulla in questo anno. Abbiamo una transazione economica in corso, chiediamo incontri e trattative e lei non ci risponde. Nel frattempo la casa continua a svolgere queste attività, paghiamo la manutenzione e siamo in grandissime difficoltà.
Quindi da una parte la sindaca svolge questo ruolo e poi a livello nazionale hanno un’altra posizione. Noi siamo positive e speriamo che i CinqueStelle si sveglino e decidano da che parte stare.
Quali sono i prossimi passaggi?
Noi lunedì faremo un’assemblea straordinaria della Casa delle Donne e lanceremo da subito una mobilitazione senza aspettare gli emendamenti. Le donne continueranno a mobilitarsi e a lottare perché, emendamento o non emendamento, i diritti delle donne non si possono calpestare.
La mobilitazione si svolgerà con tutti gli altri luoghi delle donne: noi siamo la Casa delle Donne e vogliamo fare la battaglia con tutti gli altri luoghi delle donne. Faremo una mobilitazione in piazza, come si fa sempre, con le donne protagoniste. Chiameremo tutti, dai giornalisti ai rappresentanti delle istituzioni, ma soprattutto la città che ha già risposto in modo straordinario un anno fa e anche stavolta sarà sicuramente al fianco della Casa Delle Donne.
Foto dalla pagina Facebook della Casa Internazionale delle Donne