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- Tratto dal podcast Cultura |
L’autore e interprete Mario Perrotta torna in scena a partire dal 7 gennaio 2020 al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano con la seconda parte della trilogia della famiglia, lo spettacolo Della Madre dedicato proprio alla figura materna.
L’intervista di Ira Rubini a Cult.
Questo è un appuntamento molto atteso non solo dal pubblico, ma anche da voi.
È una tappa importante, è la prima nazionale e per la prima volta vedremo l’impatto del nostro lavoro. Il teatro si fa sempre in due: uno che parla e uno giù dal palco che guarda. Stasera scopriremo tutto. C’è molto fermento.
Vogliamo però ricordare come è nata l’ormai storica collaborazione con Massimo Recalcati.
Noi siamo amici da almeno dieci anni e ci siamo stimati fin da subito. Siamo rimasti in contatto per tutti questi anni scambiandoci mail sul Mondo e le cose che accadevano intorno a noi. Un vero rapporto di amicizia. Poi, quando due anni fa ho pensato che il nuovo progetto sarebbe stato questa trilogia dedicata alle figure della famiglia, mi è sembrato naturale rivolgermi ad uno psicanalista che tutti i giorni a che fare proprio con quelle figure. Da trent’anni tra le specializzazioni di Massimo Recalcati c’è anche l’anoressia, un fenomeno che non riguarda soltanto le ragazze, ma anche i ragazzi e addirittura i bambini e quasi sempre le cause hanno a che fare anche con i genitori.
Chi meglio di lui poteva raccontarmi i modi patologici di essere madre e padre oggi. Questa non è una messa in discussione della figura materna, lo voglio chiarire subito.
Ma lo è delle figure materne sbagliate e storte, sicuramente molto italiane perché ci sono delle prerogative tutte nostre che fanno sì che una bella parte delle nostre mamme tendano ad adottare comportamenti che possono essere compromettenti per la salute dei figli e delle famiglie.
Ho messo insieme questo materiale orale frutto delle lunghe chiacchierate con Massimo unito a quello che io vedo tutti i giorni. Fuori dalla scuola di mio figlio c’è un campionario meraviglioso di occasioni di studio delle figure genitoriali. E ne è uscito questo spettacolo in cui vado a toccare un argomento sacro per gli italiani.
Mi sembra una sfida importante questa. E forse della trilogia questa parte dedicata alla figura materna è quella che ci fa sedere un po’ più scomodi. Vicino a te c’è Paola Paola Roscioli.
Paola è la protagonista di questo spettacolo. Avevo bisogno dell’elemento femminile reale e concreto, anche se io stesso interpreto una donna. Perché in scena si vedrà agire una terna generazionale di quelle che quando sono patologiche diventano una terna micidiale, cioè nonna, mamma e figlia. E peraltro nel testo che ho scritto si chiamano esattamente così: nonna, mamma e bimba. Non hanno un nome, proprio per dire che queste triadi quando sono assolute sputano fuori qualunque altra cosa, sia altre figure che vi sono intorno sia tutto il Mondo. È un gioco al massacro tra di loro coi ruoli di vittime e carnefici che vengono continuamente rimpallati tra le tre. Sarà molto evidente in scena l’impossibilità di fuga questa relazione.
Io provo a raccontare quanto un rapporto sbagliato di visceralità mai recisa tra una nonna e una madre possa riverberarsi su chi arriva, la nuova generazione, ritrovandosi una madre che ancora non ha messo di essere figlia.
È la prima volta che interpreti una donna?
No, mi è capitato a 25 anni, avevo iniziato da un paio d’anni, e ho fatto La Commedia Degli Errori di William Shakespeare tutta al maschile. Era un progetto con due cast separati in cui la dodicesima notte era tutta al femminile. Io facevo una innamorata di Shakespeare.
Anche questo credo sia qualcosa che ti ha messo in discussione.
Sì, perché il rischio per un uomo di fare il cliché c’è sempre. Io mi sono sempre vantato di avere un animo femminile e lo si rileva molto anche nella mia scrittura. Spero sia vero, me lo dirà il pubblico da stasera in poi. La difficoltà è stata proprio quella di entrare nei pensieri al femminile, anche se il mio personaggio è la classica nonna che ti dice “in casa i pantaloni li ho portati io“. Questo un po’ mi ha aiutato e rende plausibile il fatto che ci sia io. Ho deciso di interpretarla io perché ne avevo bisogno: il mio teatro nasce dalle mie urgenze del momento e ho bisogno di trasferirlo immediatamente.
“Della Madre” di Mario Perrotta, in collaborazione drammaturgica con Massimo Recalcati, sarà in scena al Piccolo Teatro Studio Melato fino al 12 gennaio prossimo.
Foto dalla pagina Facebook di Mario Perrotta.