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Tratto dal podcast
Barrilete Cosmico di mer 04/12
Sport | 2019-12-04
Il Palermo Calcio è pronto a rinascere. Dopo una serie di anni travagliati, l’esclusione dalla FIGC nel luglio scorso per illeciti amministrativi commessi nel triennio 2014-2017 e il successivo fallimento della società, il Palermo Calcio è tornato alla carica esordendo nella stagione 2019-2020, per la prima volta nella sua lunga storia, nel campionato di Serie D.
Il nuovo presidente è l’imprenditore palermitano Dario Mirri, nipote dello storico presidente del Palermo Renzo Barbera, a cui dal 2002 è intitolato lo stadio comunale. Mirri ha voluto coinvolgere fin da subito e in modo importante i tifosi della squadra, a cominciare dalla maglia con cui i calciatori scendono in campo, scelta dopo una votazione online sul sito del Palermo Calcio.
L’intervista di Matteo Serra a Barrilete Cosmico.
Le chiedo un primissimo bilancio di questi di questi primi mesi. Come stanno andando?
Per me è la prima volta e sarà anche l’unica esperienza. Sto iniziando, sto imparando e soprattutto sto cercando di normalizzare, perché spesso purtroppo il calcio è succube di questa mancanza di normalizzazione.
Il nuovo Palermo è nato sulle basi di un manifesto e questa non è una cosa del tutto consueta per una squadra di calcio. Un manifesto con una serie di punti in cui vengono sancite le regole e i valori su cui si basa la squadra. C’è un fortissimo attaccamento al territorio. Lei vuole tornare a restituire Palermo ai palermitani. E c’è anche un comitato di consulta con una parte di tifosi, del Comune e della Società che non è modificabile. come mai ha deciso di mettere questi punti alla base della sua società?
Sono valori. Io credo fortemente che il calcio abbia bisogno di valori come la trasparenza e il controllo. Nel nostro manifesto abbiamo messo al primo punto la parte relativa alla trasparenza, quello che è mancato nel Palermo negli ultimi anni. Noi tifosi, perché prima di tutto io sono un tifoso, abbiamo subìto questa mancanza di trasparenza e sognavamo la possibilità di essere coinvolti attraverso in qualche modo, come sta accadendo ora con un comitato.
Crediamo di essere rivoluzionari nell’interpretazione del calcio. O meglio rispettiamo quella che è la mia convinzione assoluta: un presidente è soltanto un custode temporaneo di un bene collettivo. La squadra di calcio porta il nome della città quindi non è certo Mirri il padrone del Palermo, ma lo sono i cittadini, i tifosi e gli appassionati. Quindi da questo punto di vista la trasparenza, il controllo, la competenza, l’affidabilità, lo sviluppo e l’appartenenza sono gli elementi su cui fondiamo il nostro manifesto.
Vi siete dati degli obiettivi rispetto ai benefici che può avere la città da questa vostra trasparenza?
Credo che sia proprio questo l’elemento cruciale. L’impresa che stiamo realizzando è certamente un’impresa sportiva con ambizioni sportive di migliorare la categoria di appartenenza, andare in Serie C e sognare di andare in Serie B e ancora di tornare in Serie A. È un’impresa sportiva, ma il mio desiderio è che sia ancora prima un’impresa sociale legata al territorio che possa consentire un miglioramento della reputazione. Se creiamo un’impresa virtuosa, anche con un miglioramento della reputazione, questo può dare degli eccellenti ritorni economici.
Io sono un imprenditore e sono convinto che un’impresa che si fondi su elementi reputazionali ed elementi forti legati all’identità territoriale consentirà nel tempo di aumentare anche il valore economico della proprietà della squadra che portiamo avanti.
Nel manifesto si parla anche di una rivoluzione etica attraverso, ad esempio, l’azionariato diffuso. Come intendete realizzare questo obiettivo?
Abbiamo fatto una call pubblica di partecipazione che si è esaurita il 30 ottobre. Hanno partecipato due enti partecipativi distinti, ma che avevano l’interesse di partecipare con fino al 10% delle quote della società. Nel Comitato di indirizzo della società loro partecipano direttamente attraverso questo questo ente: sono circa 500 tifosi che hanno messo dei contributi economici che noi destineremo alla costruzione del centro sportivo, il primo elemento concreto che la nuova società si vuole intestare e vuole realizzare. I tifosi avranno diritto di voto fino al 10% e le quote conseguenti a quelle che la nostra società avrà come capitale sociale.
Dopo quello che è successo la scorsa è stata, quand’è che lei ha deciso di mettersi in gioco e di provare a risollevare la situazione?
La mortificazione che da tifoso e da cittadino avevo subìto. Io come tanti altri. Io ho avuto la fortuna e la possibilità familiare che mi ha consentito di fare degli investimenti come in questo caso. Mi sento assolutamente un privilegiato, ma rappresento soltanto quello che tante altre persone avrebbero fatto al mio posto.
L’ho fatto perché ritengo che il calcio possa anche essere un ottimo investimento se realizzato nel rispetto della competenza, delle responsabilità e nel rispetto prima di tutto dei tifosi.
Credo che il calcio possa valere anche più delle politica o della religione. È davvero l’unico elemento che unisce più di qualsiasi altra appartenenza. Una statistica rivela che il 47% della popolazione mondiale segue il calcio e non c’è politica o religione che unisce come il calcio.
I tifosi del Palermo hanno risposto con grande entusiasmo a questo nuovo progetto. Quest’anno è stato battuto il record di abbonamenti per la serie D. Si aspettava che la piazza rispondesse così?
È un sogno. Penso che i tifosi del Palermo siano potenzialmente tanti, ma purtroppo molti dei tifosi palermitani in questi anni si sono dispersi, anche perché è chiaro che i bambini o i ragazzini si appassionano anche a chi vince. E quindi ci sono la Juventus, l’Inter e tante altre squadre che non sono della nostra città. Sono convinto che se comunichiamo e trasmettiamo valori positivi, tanti bambini e tanti ragazzi saranno coinvolti ad appassionarsi al Palermo. Ecco perché la nostra rivoluzione si fonda sui tifosi. Abbiamo già ottenuto risultati straordinari: oltre 10 mila abbonati in Serie D e quasi 16-17 mila spettatori di media ogni domenica allo stadio. La gente viene perchè vuole partecipare e se riusciamo nel nostro obiettivo sportivo ci seguiranno ancora di più.
In questo momento c’è tanto entusiasmo, la squadra sta andando molto bene con otto punti di vantaggio sulla seconda. Il vostro obiettivo è avere una crescita importante e ritornare in serie A. Se questi risultati sportivi non dovessero arrivare, come si farebbe a mantenere questo entusiasmo su questo progetto?
So bene che tutti veniamo misurati dei risultati, vale nella vita e nel lavoro. E anche nel calcio se non si raggiungono gli obiettivi non si può ottenere condivisione da parte della gente. Il primo obiettivo è il raggiungimento di obiettivi sportivi, ma noi vorremmo riuscire ad avere un’appartenenza a qualcosa a prescindere dal risultato. Si tratta di una sfida molto complicata: riuscire ad avere tanti appassionati senza necessariamente dover vincere il campionato ogni stagione. È un percorso lento ed in salita che però ha dei modelli, come accade ad esempio in Inghilterra dove i tifosi si appassionano a prescindere il risultato. Secondo me in Italia dovremmo crescere in questo senso. Si vince e si perde tutti insieme, questo è il vero spirito dello sport e dell’appartenenza.
Foto dalla pagina Facebook ufficiale del Palermo Calcio