“Dobbiamo creare una nuova visione del nostro Mediterraneo e cambiare l’immagine che l’Unione europea vuole farci vedere, ossia il mare come frontiera. Siamo dalla parte giusta, quella dei diritti umani e della legge del mare, e vogliamo che il Mediterraneo acquisti finalmente centralità nelle politiche comunitarie”.
Sono le parole di Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa e Linosa, nel giorno in cui ha stretto un accordo di collaborazione con i sindaci di Barcellona, Ada Colau, e quello di Lesbo, Spyros Galinos. Il progetto ambizioso è quello di mettere le basi per un solido patto per il Mediterraneo, a partire dalle municipalità che si affacciano sullo stesso mare, una rete dei Comuni per affrontare i flussi migratori e per sviluppare progetti di pace, cooperazione, dialogo e di sviluppo tra le diverse sponde del Mediterraneo.
Un patto che la sindaca Ada Colau, il 16 marzo, ha contestualizzato cosi: “Se la Ue lavora dall’alto per fortificare l’Europa, aiutiamoci da città a città, creiamo una rete di Comuni che siano all’altezza dei propri cittadini e cittadine. Uniamoci contro l’imposizione di qualsiasi trattato che consenta le deportazioni di massa e la violazione del diritto all’asilo”.
Il sindaco di Lesbo, Spyiros Galinos, ha sottolineato l’importanza di indicare “la vera radice del problema: le bombe che cadono sulla Siria. Le persone che sbarcano sulle nostre coste sono vittime”. Galinos ha rivendicato la necessità che l’Europa fermi il traffico di esseri umani e combatta la xenofobia crescente e ha ricordato che l’isola di Lesbo “non ha perso la sua bellezza, anzi. Continuiamo a conservare la nostra natura e la bellezza della solidarietà della nostra gente”.
L’incontro tra i tre sindaci è avvenuto nel giorno in cui Giusi Nicolini ha ricevuto al Museo del Mare a Barcellona il XXXVI Premio per la Pace dell’Anue, l’Associazione per le Nazioni Unite Spagna, “per l’impegno e l’attività svolta come persona e come sindaca di Lampedusa e Linosa in favore dei diritti umani”.
Ada Colau ha spiegato che questa iniziativa, inquadrata nel piano “Barcellona città rifugio”, nasce dalla necessità delle città di “proteggere i diritti umani. Ci sentiamo direttamente chiamati in causa davanti a un’Unione europea che sta fallendo, come lo Stato spagnolo, impedendo la ricollocazione dei rifugiati e non predisponendo un passaggio sicuro”. La sindaca di Barcellona ha poi annunciato iniziative concrete : “Gli accordi che abbiamo fatto assicurano l’aiuto del Comune di Barcellona per tutti gli aspetti tecnici, logistici e di appoggio sociale e ambientale che queste città possono richiedere per gestire il forte impatto sul territorio e sulla popolazione rappresentato dall’arrivo in massa di persone che cercano rifugio in Europa. Barcellona ha inoltre destinato un contributo straordinario di 300mila euro agli enti e alle Ong che stanno lavorando nel Mediterraneo per assistere i rifugiati.
Nel febbraio di quest’anno il direttore di Giustizia Globale del Comune di Barcellona, David Listar, ha visitato Lesbo e Lampedusa per offrire l’aiuto della città catalana. Questo primo contatto ha portato alla firma dell’accordo attuale tra i tre sindaci, che si andrà sviluppando nei prossimi mesi man mano che si definiranno le necessità dell’isola greca e di quella italiana.
L’accordo comprende anche la possibilità di avviare programmi di promozione economica per aiutare i Comuni a generare occasioni di rilancio dell’economia interna, danneggiata dalla situazione e dall’abbandono da parte dell’Unione europea.