Le minacce contro Liliana Segre sono il frutto velenoso dell’ostilità della destra neofascista italiana contro questa straordinaria donna diventata bersaglio politico di Lega e Fratelli d’Italia perché ha fatto approvare al Senato la mozione per l’istituzione della commissione contro l’odio, il razzismo e l’antisemitismo.
Ricordate la scena? Seduti ai loro banchi i senatori dei partiti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ma anche di Forza Italia, sono rimasti in un silenzio per alcuni minaccioso e rancoroso, per altri opportunista e indifferente, mentre il resto dell’emiciclo applaudiva la coraggiosa iniziativa di Liliana Segre.
La proposta della Commissione è un’arma potente contro questo modello di fascismo 2.0 travestito lessicalemente con la parola sovranismo che tanto ha già preso piede nel nostro Paese, vedi alla voce migranti, ed è per questo che Salvini e Meloni la combattono aspramente.
Ma in quel silenzio dell’aula del Senato c’è qualche cosa di più. Per la prima volta nel Parlamento italiano la destra neofascista, con la morale complicità di Silvio Berlusconi, non ha avuto alcuna remora ad indicare come bersaglio politico nemica una sopravvissuta della Shoah. Anzi proprio quel silenzio è suonato come una sorta di assunzione politica e storica non esplicita del passato. Per chi ha voluto vederle sono emerse dallo sfondo di quel silenzio così violento le leggi razziali del ’38 e la complicità di Salò nella macchina dello sterminio.
Gianfranco Fini per far approdare al governo Alleanza Nazionale condannò l’Olocausto. Matteo Salvini invece ha voluto banalizzarlo quando ha equiparato le minacce ricevute da Segre con quelle che anche lui avrebbe ricevuto.
Segniamoci sul calendario la data di oggi: il giorno della scorta a Liliana Segre, il giorno della vergogna per il nostro Paese 81 anni dopo. In futuro potremmo scoprire che è stata la nostra simbolica e contemporanea notte dei cristalli.