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“Il dolore non va in prescrizione”

“Mi ricordo quella notte. Avevo svegliato mia moglie e i miei figli per portarli fuori dalla casa, per salvarli. Non avevo capito l’entità di quello che stava accadendo, di quella tragedia. Poi tornando in casa per prendere l’ultimo mio figlio mi sono visto venire incontro un’onda di fuoco e mi sono trovato sotto le macerie“.

Marco Piagentini ricorda quel 29 giugno del 2009 a Viareggio, in cui perse la moglie e due dei suoi tre figli.

In tutti questi anni, insieme ai familiari delle vittime, si è battuto per avere verità e giustizia. Oggi chiede al governo guidato da Matteo Renzi, un intervento che eviti la prescrizione in questo processo: “Per noi sarebbe inaccettabile“, dice.

Il rischio reale, senza un intervento della politica, è che a fine 2016 il reato di incendio colposo andrà in prescrizione, insieme a quello di lesioni colpose. “Ma il nostro dolore non va in prescrizione”, affermano i familiari delle 32 vittime della strage di Viareggio.

viareggio i volti 2Trentotto gli imputati per la strage, tra i quali Mauro Moretti, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato; i vertici di Rfi e Trenitalia; tecnici e dirigenti delle officine Jungenthal e Cima riparazioni. Una lunghissima battaglia legale che vede sul banco degli imputati potentissimi gruppi industriali e finanziari ed i loro amministratori. Quasi tutti gli inputati nel frattempo hanno fatto carriera, compreso Moretti, nominato da Renzi alla guida di Finmeccanica.

Una strage che inizia alle 23.48 del 29 giugno 2009. Un treno composto da 14 cisterne cariche di gas propano liquido entra alla stazione di Viareggio a 90 km/h, poco sotto il limite previsto a 100. Era partito da Trecate (Novara), è diretto a Gricignano (Caserta). Ma un asse sotto a un vagone si rompe, la cisterna deraglia, si rovescia. Come se non bastasse qualcosa la squarcia. I macchinisti riescono a fermare il convoglio e a dare l’allarme. Fuggono, hanno capito cosa sta per accadere. Il gpl azzurrino raggiunge le case. Poi l’esplosione.il cielo diventa rosso e le fiamme entrano nelle case, avvolgono vie e strade e persone.

viareggio fiamme sulle case 1

Marco Piagentini, è ila presidente dell’associazione Il mondo che vorrei, la quale raccoglie i familiari delle vittime della strage di Viareggio.

Che ricordi ha di quella notte, il 29 giugno del 2009?

Ricordi lucidi, perché ero cosciente e vigile. Mi ricordo del deragliamento, perché sentivo il frastuono anomalo del ferro sui binari, l’odore fortissimo del gas che invadeva le case, una nube di gas. Poi ho svegliato mia moglie e i figli. Li ho portati fuori, pensando di salvarli, ma non avevo capito l’entità della tragedia … Poi… (s’interromper, ndr).

Vuole continuare?

Poi nell’entrare in casa per prendere l’ultimo figlio che era in camera sua mi sono visto arrivare addosso un’onda di fuoco, alta come la mia casa e quindi… Sono svenuto.

Dove ha trovato la forza di superare tutto quello che è accaduto?

È la domanda che mi sono fatto anch’io. Certo, la motivazione principale è che mi sono preso cura di Leonardo ( l’unico figlio sopravvisuto, ndr). Lui mi ha dato una spinta per vivere.

Veniamo al processo. A che punto è?

Il processo di primo grado è iniziato nel 2011 e nel 2013 è cominciato il dibattimento, una fase in cui vengono sentiti i testimoni e i consulenti degli imputati.

Lei ha lanciato un allarme: il rischio di prescrizione.

Se non c’è un intervento della politica, a dicembre 2016 scatterà la prescrizione per due dei capi di imputazione: l’incendio colposo e le lesioni colpose. Sarebbe un fatto ingiusto, incivile, immorale.

Cosa chiede al presidente del Consiglio Matteo Renzi?

Che intervenga in prima persona per cambiare una legge ingiusta che permette la prescrizione in casi come la strage di Viareggio. Renzi sul caso Thyssen aveva detto che la prescrizione è un cosa ingiusta, allora provveda anche per quello che è accaduto a Viareggio.

Vi siete battuti per la sicurezza dei treni, nel trasporto merci. È cambiato qualcosa dopo la strage di Viareggio?

No, purtroppo le devo dire che non è cambiato nulla dal 2009 a oggi. Quei vagoni continuano a circolare con la stessa pericolosità di allora.

  • Autore articolo
    Piero Bosio
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    La repubblica maltrattata, dalla guerra fredda e dalla strategia della tensione. E’ la repubblica italiana. L’ex magistrato, giurista, Giuliano Turone l’ha raccontata nel libro: «Crimini inconfessabili. Il ventennio dell'Antistato che ha voluto e coperto le stragi (1973-1993)», pubblicato da Fuoriscena. I fatti di questa storia vanno dal golpe cileno, dall'attentato di Sofia contro Berlinguer (entrambi del 1973) alle stragi terroristico-mafiose del 1993 (Firenze, Milano e Roma) e all'assassinio di Falcone e Borsellino del ‘92, passando per l'uccisione di Moro e di Piersanti Mattarella (presidente della regione Sicilia, democristiano della corrente di Moro) e la strage alla stazione di Bologna. «Crimini inconfessabili», perchè l'obiettivo è illegittimo: fermare con le trame, gli omicidi, le stragi, il pieno sviluppo della democrazia in Italia, impedire l’alternanza e il progresso sociale che una stagione di lotte e di riforme aveva reso possibile. Il fattore K (comunisti) è stato determinante. «Crimini imprescrittibili», perchè sono delitti contro l'umanità.

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