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La multinazionale cinese dell’agricoltura

Una mossa da 43 miliardi di dollari. È quella che ha fatto Chem China, la China National Chemical Corporation per acquisire la svizzera Syngenta. I vertici della compagnia chimica elvetica produttrice di semi e pesticidi hanno approvato la proposta cinese, che verrà lanciata ufficialmente nelle prossime settimane. Se l’operazione andasse in porto sarebbe la più grande acquisizione portata avanti da una società cinese all’estero.

Questa volta non si parla di gas o petrolio ma di agricoltura. La Cina sembra voler entrare prepotentemente nella sfida di sfamare la popolazione mondiale in crescita. Syngenta è, insieme a Monsanto e Du Pont, una delle maggiori produttrici di sementi, convenzionali e ogm, detentrice di un gran numero di brevetti. Fino a ieri Monsanto, Dupont e Syngenta possedevano insieme quasi la metà del mercato delle sementi, in particolare di mais e soia. Da domani potrà salire sul podio dell’agribusiness anche la Cina.

Con questa mossa Chem China mette i bastoni tra le ruote al colosso statunitense Monsanto che lo scorso anno aveva provato, senza successo, ad acquisire Syngenta. La multinazionale americana, infatti, puntava a diventare il gigante dell’industria chimica agraria e delle sementi, per riprendersi dal calo dei ricavi. Per Monsanto il 2015 non si è chiuso in bellezza: non tanto per le proteste e le cause giudiziarie contro prodotti chimici, che potrebbero causare danni alla salute o per l’imposizione di colture modificate che prevaricano quelle tradizionali, ma per questioni di mercato. Le vendite dei semi, soprattutto quelli di mais non stanno andando bene. La compagnia ha avuto un calo nei ricavi del 23 per cento rispetto a quelli attesi.

Che tirasse una brutta aria lo si era capito già da ottobre quando la compagnia aveva annunciato il taglio di 2.600 posti di lavoro, a cui se ne sono aggiunti altri mille, dopo le ultime perdite. In questo panorama di acquisizioni non bisogna dimenticare la fusione, cominciata nel 2015, tra altri due colossi della chimica: Du Pont (seconda produttrice di sementi dopo Monsanto) e Dow Chemical. Tutto questo sta avvenendo nel silenzio delle istituzioni che dovrebbero vigilare sul mercato. Se prima delle fusioni a dominare il mercato dei pesticidi e delle sementi erano una decina di compagnie, adesso potrebbero diventare una manciata: Du Pont-Dow Chemical, Chem China-Syngenta, Monsanto e Bayer. Monsanto, probabilmente non perderà il primato delle sementi, anche se verrà ridimensionata. Forse Monsanto continuerà ad essere il simbolo contro cui lotteranno i movimenti contadini, ma probabilmente nelle marce di protesta del futuro sentiremo nominare anche i nuovi colossi dell’agribusiness .

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    Marta Gatti
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