È stata la più grande manifestazione antirazzista in Italia. Sempre da Milano. Una folla che ha almeno doppiato, nei numeri, il pur grande corteo “20 Maggio Senza Muri” del 2017. Forse è stata anche la manifestazione più semplice, non strutturata: i simboli dei partiti, se c’erano, comunque si disperdevano nella marea di colori, bandiere delle associazioni, cartelli autoprodotti. Niente palco in piazza Duomo e niente comizi.
Una grande onda antirazzista, una festa. Canti, balli dietro ai carri. Una specie di Pride, molti dicevano anche che sembrava un 25 Aprile, ma diverso. Quasi silenzioso, invece, il lunghissimo spezzone di singoli, famiglie, gruppetti di amici che, usciti dalla metropolitana di Palestro, si sono infilati dove hanno potuto, prendendo inconsapevolmente la testa del corteo, senza parole d’ordine in comune da urlare, ma venuti a portare una propria visione del mondo lontana da chi predica la prepotenza e da chi vuole seminare paura. Contro tutte le discriminazioni.
Tanti, tantissimi, le ragazze e i ragazzi, bambini, scuole medie, licei. “Noi ragazzi di seconda generazione, doppia appartenenza, ponte fra le culture”, si legge a su uno striscione. Da record anche il numero delle associazioni presenti: 1200 quelle che hanno aderito. Un mondo che da anni quotidianamente è impegnato per i diritti dei più fragili.
La domanda è: quale soggetto potrebbe riuscire a sintetizzare e rappresentare le istanze di inclusione, uguaglianza di questa onda profondamente politica che non si sente rappresentata?