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This Is America è la canzone dell’anno

«Questa è l’America: occhio a non sbagliare» ripete, ossessivamente, la canzone. Sullo schermo, un uomo a torso nudo si muove in primo piano, in una danza che passa dalla gioia alla contorsione dolorosa, dal sorriso alla smorfia, in un battito di ciglia, mentre alle sue spalle si susseguono, in un magazzino vuoto, scene di ordinaria follia e/o violenza a stelle e strisce.

This Is America di Childish Gambino ha fatto la storia ai Grammy Award del 2019: per la prima volta un brano hip hop ha vinto il premio di “canzone dell’anno”, dopo decenni in cui la black music era stata “relegata” alle sue categorie specifiche nonostante l’impatto culturale nell’immaginario collettivo (bastano gli ultimi due casi: Kendrick Lamar, tra le altre cose il primo artista hip hop a vincere il Pulitzer, l’anno scorso se ne andò a mani vuote, mentre nell’edizione precedente Beyoncé e il suo visual album Lemonade furono confinati alla sezione “urban contemporary”).

Anche dall’altra parte dell’Oceano “non sono solo canzonette”: proprio quest’anno la cerimonia è stata “boicottata” dagli stessi Gambino e Lamar, che hanno declinato l’invito a esibirsi durante la serata presentata da Alicia Keys, e lo stesso ha fatto il rapper Drake (l’artista più ascoltato del 2018, nel mondo), che, salito a sorpresa sul palco a ritirare il premio per miglior pezzo rap, si è visto “tagliare” il discorso di ringraziamento.

«Questa è l’America, occhio a non sbagliare»: il ritornello della canzone – che ha vinto anche i titoli di registrazione, performance rap e video dell’anno – vale anche per Atlanta, la serie tv creata e interpretata da Donald Glover, di cui Childish Gambino è l’alter ego. Incredibile artista a tutto tondo, nato nel 1983, laureato alla Tisch School of the Arts in drammaturgia, viene notato quand’è ancora al college da Tina Fey, che lo fa entrare, giovanissimo, nella stanza degli sceneggiatori della comedy 30 Rock; successivamente, Glover è tra i protagonisti della sitcom Community, che diventa brevemente un piccolo cult, conquistando un nutrito gruppo di appassionati; parallelamente, appunto, porta avanti la carriera musicale con il nome d’arte di Childish Gambino e gli album Camp, Because the Internet e Awaken, My Love.

Il 2015 è l’anno della svolta, tra ruoli per il cinema (in The Martian di Ridley Scott, per esempio), ma soprattutto il debutto della sua serie tv, Atlanta, ambientata nell’omonima città della Georgia e dentro la sua celebre scena rap e trap, seguendo un pugno di personaggi nella dolorosa e surreale esperienza della quotidianità afroamericana. Come capita con il video della canzone This Is America, tanto denso di riferimenti (da Jim Crow a Fela Kuti, dalla strage di Charleston al film Get Out) da richiedere più di una visione, anche Atlanta è una narrazione a molti livelli, un prisma che riflette una quantità infinita di sfaccettature, senza dimenticare quelle dell’oppressione istituzionalizzata che è il razzismo americano. Anche il rapporto complesso e spesso ipocrita, sempre sul confine tra celebrazione e sfruttamento, che l’industria dell’intrattenimento ha con la cultura black è un argomento che Glover conosce bene: nel 2018 ha interpretato un giovane Lando Calrissian nel prequel di Star Wars Solo, e quest’estate darà la voce a Simba nella nuova versione di Il re leone, ma sta anche lavorando alla terza stagione di Atlanta. In molti sono pronti a scommettere che, per Donald Glover, tutto questo sia solo l’inizio.

  • Autore articolo
    Alice Cucchetti
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