
Raffaele 9 anni, Margherita 13 anni, Giorgio 9 anni.
Hanno un fratello più piccolo, Antonio, di 6 anni. E due mamme.
Sono i figli di genitori dello stesso sesso di cui tutti parlano, spesso senza conoscerli. La maggior parte di chi si dice contrario all’approvazione della legge sulle unioni civili argomenta che lo è “per il bene dei bambini” oppure “per proteggere i bambini”.
Abbiamo deciso di incontrarli perché fossero loro, i diretti interessati, a spiegarci come si vive in una famiglia con due mamme o due papà. E cosa ne pensino di tutta questa discussione sulle loro vite.
Quando sono arrivata a casa loro e mamma Maria Silvia mi ha presentato dicendo che ero “quella di Radio Popolare” che li voleva intervistare, Giorgio ha chiesto: “Ma ancora sulle famiglie lesbiche?”.
Perché ancora? Che domande vi fanno di solito?
“Chiedono: se ci prendono in giro a scuola, com’è avere due mamme – che è una domanda abbastanza insulsa”, sottolinea Margherita. “Poi cosa pensiamo della legge – e anche questa è una domanda abbastanza insulsa. Perché è ovvio! Cosa dovremmo pensare? Nooo, non ci piace essere figli delle nostre mamme…”, conclude con ironia.
Ecco, due delle domande che volevo fare loro sono insulse. Hanno platealmente ragione.
“Le nostre mamme rompono le scatole come le mamme normali e i papà”, chiarisce Raffaele.
“Mi prendono più in giro perché mi chiamo come una pizza che perché ho le madri gay. Oppure perché ho i capelli rossi”, spiega Margherita.
Se doveste mandare un messaggio ai politici che non vogliono la legge sulle unioni civili?
Per Margherita “loro non hanno le mamme lesbiche, non lo possono sapere. Noi abbiamo le mamme lesbiche e gli diciamo che vogliamo la legge, quindi ce la devono fare”.
“Sì, è vero tutti i politici non sono gay, i politici sono etero”, risponde Giorgio.
“È come se la mia prof mi dicesse che il venerdì non posso mangiare il sushi perché non le piace. Ma lo devo mangiare io, non la prof, a lei non cambia niente”, conclude Margherita.
I bambini sono sorprendenti. Quanto tempo abbiamo sprecato a fare polemica sul “gender”? La loro azzeccatissima definizione di quel misterioso concetto: “A tutte le femmine devono piacere le bambole, sennò fanno una figura di cavolo, e ai maschi devono piacere i giochi di guerra, sennò fanno una figura di cavolo”.
Ecco cos’è il gender.
Definitiva.
Torniamo seri. Se non si fa la legge a voi cosa cambia di preciso?
Margherita: “Se noi siamo figli di Mary e Mary muore, dobbiamo andare in orfanotrofio perché, secondo non so chi, non siamo figli di Francy. Io non voglio andare in orfanotrofio. E poi a me piace di più il cognome Fiengo Pardi che Fiengo e basta”.
Un messaggio chiaro per tutti coloro che si dicono contrari alle famiglie omogenitoriali “per tutelare e difendere i bambini”.
Forse sarebbe il caso che li ascoltassero.
Ascolta qui la conversazione con Margherita, Giorgio e Raffaele