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In ricordo della “regina della chitarra”

Stroncata da una lunga malattia, se ne è andata il 16.9.2015 a 75 anni Peggy Jones alias Lady Bo, chitarrista fondamentale nella costruzione del sound di Bo Diddley con cui suono’ stabilmente dal 1958 al 1961. The Queen Mother of guitar nasce ad Eden (Maryland) il 19.7.1940, figlia di una cantante e di un suonatore di tromba e saxofono, e si trasferisce a Manhattan (New York). Diplomata alla High School of Performing Arts in danza e teoria musicale, impara a suonare la chitarra a 15 anni ed appare in dischi dei gruppi doo-woop The Continentals e The Bop Chords.

Nel 1957 conosce Bo Diddley, nel backstage dell’Harlem Apollo Theater di New York, che la invita a suonare con lui. L’anno dopo entra a tempo pieno nel suo gruppo ed è forse la prima donna chitarrista di una band rock-blues. Ne cura anche cori ed arrangiamenti e molti ritengono quegli anni i piu’ creativi della carriera di Diddley che realizza singoli come Cracklin’up, Say man, Hey Bo Diddley, Mona e Road Runner che influenzano il British Beat e vengono coverizzati dagli inglesi Rolling Stones, Kinks, Who e Troggs, fra gli altri. Scrive anche lo strumentale Atzec in cui suona tutte le chitarre.

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Nel 1961 si ristabilisce a New York per motivi familiari e lascia il gruppo, rimpiazzata da Norma-Jean Wofford detta The Duchess.

Non potendo piu’ viaggiare, si esibisce in club locali e lavora come sessionwoman, suonando la chitarra solista nell’hit del 1962 Wiggle Wobble di Les Cooper and The Soul Rockers. Nel 1967 partecipa come polistrumentista all’album Winds of change di Eric Burdon and The Animals, lavorando successivamente con Sam and Dave, James Brown e Curtis Knight and the Squires.

Nel frattempo (1965) fonda un proprio gruppo, The Jewels, che pubblica nel ’66 per l’etichetta Mgm il brano We Got togetherness che spopola nella scena Northern Soul inglese.

Nel 1968 sposa il bassista Wally Malone con cui si stabilisce in California e forma il trio The Family Jewels, attivo soprattutto nella West Coast, ma nel luglio 1970 le chitarre di Peggy e Bo Diddley tornano a dialogare quando la leggenda del rock-blues è in concerto al Fillmore West di San Francisco e la vede in platea. La chiama sul palcoscenico per un’esibizione memorabile e la folla entusiasta la acclama, “Lady Bo, Lady Bo”. Successivamente collaborano saltuariamente quando Diddley è in tour sulla West Coast e Peggy partecipa (non accreditata) al suo album Ain’t good to be free del 1984. Nel 1987 appare nel film The Lost boys e, fra i vari riconoscimenti, è ammessa nel 2003 alla West Coast Blues Hall of Fame. In anni recenti,poi è invitata ad eventi di Rock revival come il Ponderosa Stomp.

Dotata di eccellente tecnica polistrumentale e aperta alle possibiltà innovative delle nuove tecnologie, Lady Bo aveva come riferimenti Jimi Hendrix, Wes Montgomery e Django Reinhardt, ispirando a sua volta Poison Ivy Rorshach (alias Kristy Mariana Wallace) dei Cramps e le molte donne chitarriste del rock-blues statunitense ed anglosassone.

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    Il raggiungimento dell’accordo per un cessate il fuoco a Gaza è stato celebrato ovviamente anche dai Palestinesi della Cisgiordania, ma per loro il timore è che proprio la Cisgiordania sia stata data in pasto alla destra israeliana per farle digerire la tregua nella striscia. A Jenin Martina Stefanoni ha raggiunto Ahmad Odeh, cittadino palestinese.

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    Manon Lescaut, La Bohème, Suor Angelica, La fanciulla del West, La Rondine, Madama Butterfly, Turandot, Tosca: i titoli delle otto opere maggiori di Puccini concentrano l’attesa, l’esperienza e la memoria dell’amante della musica sulla donna. Il femminile è il “genio” protagonista dell’intera produzione del compositore celebrato a fine 2024 nel suo centenario. Ma chi sono le donne di Puccini, che tanto hanno plasmato l’immaginario universale a proposito del mondo femminile e ancora incidono su di esso? Tabata Caldironi, autrice del libro "Le donne ferite da Puccini", ne ha parlato oggi a Cult con Ira Rubini.

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