Tutta colpa del Duce. Che per fare un dispetto alle popolazioni italiane di lingua tedesca e ribadire dove stava il potere, decise di costituire un parco a tutto svantaggio dell’Alto Adige. Il Parco dello Stelvio nasce nel 1935 e il regime fascista include nel versante altoatesino, molti terreni agricoli e territori urbanizzati, imponendo vincoli paesaggistici che frenavano di fatto lo sviluppo di quelle zone di montagna. Giusto per un Parco naturale, non fosse che per i versanti lombardo e trentino la politica adottata è completamente diversa: lì il territorio del parco è quasi tutto in zone impervie e disabitate.
Da allora l’Alto Adige se la è legata al dito e reclama più autonomia nella gestione delle sue aree di parco.
Ora è stato accontentato: con un’intesa del febbraio 2015 il Parco Nazionale dello Stelvio tanto “nazionale” non è più, esce dalle regole che normano la gestione degli altri parchi nazionali. Nasce invece un “comitato di coordinamento e di indirizzo”, senza personalità giuridica, senza un budget autonomo e senza personale proprio: tutto è delegato alla Regione Lombardia e alle due Province autonome di Trento e Bolzano.
Il rischio – dicono le associazioni attente all’ambiente – è che la politica abbia la meglio sulla tutela naturalistica.
Ascolta l’intervista con Salvatore Ferrari, vicedirettore Italia Nostra Trento
Salvatore Ferrari, vicedirettore Italia Nostra Trento
Ascolta l’intervista con Marco Albino Ferrari, direttore di Meridiani Montagne