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Le svolte pericolose di Renzi: dalla Costituzione alla scuola, dalla Rai alla legge elettorale. Intervista con Nadia Urbinati.
A cura di:Raffaele Liguori
C'è un tratto comune nelle riforme del governo Renzi ed è un tratto che deriva da una concezione “dirigenziale” del potere. Che si parli di Costituzione o di scuola, di Rai o di legge elettorale, il segno delle riforme renziane sembra portare in un'unica direzione. E' questa la conclusione della conversazione di oggi a Memos con Nadia Urbinati. Urbinati insegna teoria politica alla Columbia University di New York. «Sia le modifiche alla Costituzione che la nuova legge elettorale – sostiene Urbinati – delineano una forma di repubblica che si allontana dalla forma parlamentare che abbiamo oggi. Il baricentro non è più il parlamento, ma l'esecutivo ovvero la maggioranza. Si rafforza quella parte del parlamento che si lega al governo. C'è una verticalizzazione del sistema che va più verso l'esecutivo che verso l'organismo deliberante per eccellenza, cioè il parlamento. Tutto ciò ha come conseguenza anche la modifica del potere della cittadinanza : se il baricentro non è più il parlamento, il nostro voto viene a cambiare assumendo solo la funzione di delega per costruire una maggioranza». Secondo Urbinati anche i progetti del governo sulla scuola e la Rai presentano caratteri simili e cioè «l'accentramento delle funzioni dirigenziali secondo il modello della “governance”, cioè secondo il modello di gestione delle corporations e delle aziende private. Sulla nuova Rai Renzi parla espressamente di “capo-azienda”. Quanto alla scuola la figura del preside diventa simile a quella degli amministratori delegati nelle aziende private».
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