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    Il caso Marino e le divisioni nel Pd. Intervista con Walter Tocci.

    A cura di:

    Raffaele Liguori

    La vicenda di Ignazio Marino, il sindaco dimissionario di Roma, è sempre più vicina ad una nuova svolta. E' questione di ore per l'atteso annuncio di Marino, la sempre più probabile revoca delle dimissioni. Il caso Marino ha raccontato molto in questi ultimi mesi della storia di un intero partito, il partito democratico. Ci sono state divisioni, spaccature, riposizionamenti tra i vari esponenti del Pd proprio sulla figura del sindaco della capitale. Ma non è stata solo la vicenda Marino a dividere il partito in quest'ultima stagione: su jobs act e “riforme” costituzionali lo scontro è stato duro. Le tensioni nel Pd non hanno mai messo in discussione la tenuta del segretario Renzi, hanno provocato solo qualche abbandono (l'ultimo di ieri, di Corradino Mineo). Negli ultimi giorni, però, c'è stato chi – come il prodiano Franco Monaco – ha evocato lo spettro di una scissione. Come sta, allora, il Pd? In che condizioni si trova il partito nato otto anni fa, il 14 ottobre del 2007 con l'elezione alle primarie di Walter Veltroni primo segretario? Memos ne ha parlato oggi con Walter Tocci, senatore della minoranza pd, romano, ex vicesindaco della capitale negli anni '90 con le giunte Rutelli. «Il Pd – dice - è stato un grande sogno, un partito mai visto in Italia. Purtroppo, nessuno dei leader si è mai curato di organizzare un partito moderno, fuori dagli schemi dei partiti novecenteschi. Mancando un progetto di partito sono venuti avanti fenomeni spontanei che hanno creato una forma curiosa di partito, il partito in franchising. Da un lato un leader che si occupa del brand, del marchio e dall'altro i notabili locali che si gestiscono il potere. I notabili non disturbano le scelte del leader, e il leader non mette in discussione le manovre di potere a livello locale».

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