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La Costituzione di Renzi: perché no? Intervista con Nadia Urbinati e Massimo Villone.
A cura di:Raffaele Liguori
Ancora una manciata di settimane e il progetto di Renzi di modifica della Costituzione riceverà il sì definitivo del Parlamento. Mancano soltanto gli ultimi due voti, le seconde votazioni di Senato e Camera, e poi – prevedibilmente da aprile – scatteranno i termini per richiedere il referendum confermativo. Le modifiche scritte nel progetto Renzi-Boschi vanno a toccare parti importanti della Costituzione: cambiano i poteri e la composizione del Senato che non darà più la fiducia al governo; si modifica l'iter parlamentare delle leggi e si crea una corsia preferenziale in parlamento per i disegni di legge del governo. Memos ne ha parlato con due studiosi della Costituzione dal punto di vista politologico e giuridico: Nadia Urbinati, che insegna scienza politica alla Columbia University di New York, e Massimo Villone, costituzionalista all'Università di Napoli. Entrambi fanno parte del Comitato del No che si è appena costituito. «Questo progetto di modifica della Costituzione – racconta Urbinati – introduce quello che dai principi degli anni '60 i conservatori italiani, la destra, hanno sempre desiderato avere: il gaullismo. Un gaullismo che poi è stato metabolizzato anche all'interno del Pd nella forma di un premierato forte, legato ad un riforma elettorale altrettanto forte con uno sbilanciamento maggioritarista. Tale sbilanciamento – conclude Urbinati - rischia di spostare il baricentro della nostra repubblica dal parlamento (la rappresentanza democratica) all'esecutivo, con la sua maggioranza e il suo leader. C'è, dunque, una visione mono-archica, monarchica, della repubblica».
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