Ci sono quasi tremila prigionieri italiani nelle carceri straniere, ma il caso di Denis Cavatassi in carcere in Thailandia è ancora più drammatico, perché rischia la pena di morte.
La famiglia, gli avvocati, le istituzioni che si sono mobilitati per la sua scarcerazione sono convinti della sua innocenza e chiedono che venga liberato. Gli appelli si fanno ancora più insistenti perché si avvicina la pronuncia della Corte Suprema thailandese, che deve confermare o annullare le sentenze precedenti. E per questa ragione la famiglia ha ottenuto un incontro con il presidente della Camera Roberto Fico, che si conferma coerente con una sua personale linea politica in difesa dei diritti umani, in questo caso nel tentativo di evitare che un cittadino italiano possa finire nel braccio della morte in Thailandia.
Denis Cavatassi, ha 50 anni, è originario di Tortoreto e si trova nelle prigioni thailandesi dal 2011 con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio del suo socio in affari, Luciano Butti, ucciso a Phuket dove entrambi gestivano un ristorante. Si è sempre dichiarato innocente e i suoi avvocati sostengono e sono convinti che non ci siano mai stati prove della sua colpevolezza.
Inizialmente era stata pagata una cauzione e Cavatassi sarebbe potuto tornare in Italia, allontanandosi da un nuovo arresto, ma ha preferito rimanere in Thailandia, dove ha una moglie e una figlia piccola, convinto di poter provare la sua innocenza. Dopo la sentenza di primo grado è stato arrestato e da allora si trova in prigione, dove il sovraffollamento produce condizioni di vita e detenzione durissime.
La famiglia gli è molto vicina, la sorella l’ha incontrato varie volte, anche per fargli sentire e percepire la mobilitazione che si è attivata in sua difesa, dalla comunità di origine a Tortoreto, dove ad agosto si è svolta una fiaccolata molto partecipata, fino all’incontro con alcuni parlamentari che si occupano del suo caso e ora con il Presidente Fico. Insieme a questo c’è un’azione diplomatica da parte dell’ambasciata italiana a Bangkok.
“Denis – racconta la sorella Romina – vuole essere ottimista, studia il thai, legge molto, si interessa di ciò che accade in Italia, non ha mai perso la speranza di vedere riconosciuta la propria innocenza“. E da oggi si aggiunge un’altra iniziativa importante: “In questi mesi ha ricevuto molte lettere di solidarietà e visto che non può ricevere molti libri“, dice ancora la sorella, “allora abbiamo chiesto agli scrittori di mandare delle lettere a Denis, invece dei libri”. E questa proposta ha già un’adesione: si tratta di Moni Ovadia che ha deciso di scrivere a Denis, in attesa di tornare ad essere un uomo libero.
Ho voluto incontrare questo pomeriggio alla Camera i familiari di Denis Cavatassi, nostro concittadino detenuto in…
Posted by Roberto Fico on Tuesday, November 6, 2018