La carovana di profughi verso gli Stati Uniti si è formata in una città diventata simbolo della deriva violenta del Centroamerica: San Pedro Sula, seconda città dell’Honduras con mezzo milione di abitanti, non è solo la capitale industriale del Paese, ma è stata per ben 5 anni, tra il 2010 e il 2015, la città al Mondo con più morti violente fuori dagli scenari di guerra. 171 omicidi ogni 100.000 abitanti, un primato dell’orrore che supera la carneficina di Acapulco e di Caracas. Un fenomeno, quello della violenza urbana, che vede in testa nelle classifiche praticamente solo città latinoamericane.
In Honduras i motivi che spingono le persone ad emigrare non sono solo la violenza, dovuta al combinato disposto tra i cartelli del narcotraffico e le maras, le violente gang giovanili che controllano il territorio e lo spaccio della droga, ma è anche e soprattutto l’incredibile povertà. L’Honduras è diventato il Paese con i peggiori indicatori dell’intera regione latinoamericana, con il 25% della popolazione nella povertà e il 40% nella miseria.
Un quinto degli honduregni vive con meno di un dollaro al giorno, la soglia della sopravvivenza fisica secondo l’ONU. E non è solo dissesto sociale, ma anche instabilità politica: l’Honduras è stato uno dei pochissimi Paesi dell’area che ha subito un colpo di Stato recentemente e l’attuale presidente, Juan Orlando Hernandez, viene contestato perché secondo l’opposizione ha manipolato i risultati delle elezioni del 2017, alle quale si era potuto presentare solo dopo una discussa modifica della Costituzione.
Lo Stato praticamente non si fa più carico dell’educazione e della sanità per chi non può pagarsele di tasca propria, cioè per 7 honduregni su 10.
Questi dati da soli spieggerebbero la forte spinta verso l’emigrazione verso il Paese più ricco raggiungibile via terra, gli Stati Uniti. La differenza rispetto agli anni scorsi è che le restrizioni migratorie imposte da Donald Trump hanno fortemente ostacolato i flussi storici via Messico. Un’ulteriore danno per i Paesi centroamericani, perché le rimesse degli immigrati nel nord America costituiscono la prima fonte di ingresso dell’Honduras e del Salvador.
Se si aggiungeranno le annunciate sanzioni che Washington minaccia di varare tagliando gli aiuti economici a questi Paesi, la spinta alla fuga aumenterà ulteriormente.
Il dato che non viene mai commentato quando si parla dell’Honduras è che, come la Libia o la Somalia, è un Paese fallito, cioè un Paese nel quale lo Stato non controlla il territorio, non controlla l’economia, non controlla le forze dell’ordine e nel quale la maggioranza della popolazione non ha la minima possibilità di vivere degnamente. Le persone che hanno dato vita alla carovana della disperazione che vorrebbe raggiungere gli Stati Uniti sono a tutti gli effetti profughi da accogliere a da tutelare.