Non c’era una sola Inge Feltrinelli.
Lo ha raccontato, commosso ed eloquente, il figlio Carlo nella cerimonia commemorativa che ha preceduto l’apertura della camera ardente della grande editrice a Palazzo Marino a Milano.
“Mi sento di voler mettere in luce qui una caratteristica peculiare che accomuna Inge ai due grandi uomini della sua vita, mio padre Giangiacomo e Tomás Maldonado, che è qui con noi e che per me è stato ed è come un padre. Questa peculiarità è il fatto di aver saputo vivere più vite in una sola. Esiste infatti una Inge quattordicenne che scappa per un pelo alle persecuzioni razziali nella Göttingen del 1944, esiste una Inge non ancora ventenne in autostop verso Amburgo per intraprendere la carriera di fotoreporer, esiste una Inge che su una nave mercantile attraversa l’Atlantico nel ’53 per fotografare la Garbo e intervistare Ernest Hemingway, esiste una Inge che incontra un giovane editore di ritorno da un viaggio in Nord Europa con un manoscritto nello zaino, ed era “Il Gattopardo”, esiste una Inge animatrice della comunità internazionale degli editori…”
Nelle testimonianze degli esponenti della cultura italiana che hanno voluto tributarle un omaggio, insieme a tanti milanesi, ricorrono alcune parole significative, caratterizzanti della straordinaria vitalità di Inge, della sua determinazione, della curiosità mai sopita e della contagiosa allegria.
“Sono molto commossa di vedere come le hanno messo i fiori, che sono di tutti i colori, come lei“, ci ha detto la giornalista Edgarda Ferri, “era un caleidoscopio, non solo per come vestiva ma per le sue molte sfaccettature e per l’interesse per tutte le cose. Era un modello, per Milano ma soprattutto per tutte le donne“.
“La ricordo come una donna di enorme umanità, di grande entusiasmo e come una lavoratrice incessante. Era una cittadina del mondo, una gran donna” ha osservato la scrittrice Simonetta Agnello Hornby.
La storica dell’antichità Eva Cantarella parla “della sua allegria, del suo divertimento. Era singolarissima, perché combinava l’impegno civile e culturale con la voglia di divertirsi“.
La prima immagine con cui la ricorda Giovanna Zucconi è “Inge che balla. Sempre, ovunque, comunque, con chiunque. Era un vortice trascinante. Inge che balla. Il mondo era la sua casa“.
Michele Serra ci ha detto “Mi vengono i mente i suoi colori. Era festosa. Era allegra, vitale. Come se la cultura fosse qualcosa che si tocca, che nutre, che è facile, che sta insieme alle persone. Era veramente pop, da questo punto di vista“.
Rosellina Archinto, amica ed editrice, la definisce “Una donna coraggiosa e generosa. Ci siamo conosciute negli anni ’60. Ero molto legata a Giangiacomo, mi ha aiutata molto nel mio lavoro, e anche Inge. Sono stati fantastici“.
Inge Feltrinelli, che contribuì a fare di Milano una capitale della cultura europea e a restituire all’Italia il tratto cosmopolita che il fascismo le aveva tolto, è stata ricordata anche in un altro modo, originale come lei. Nelle Librerie Feltrinelli, una delle sue molte intuizioni imprenditoriali, i lettori hanno ballato al tramonto sulle note della colonna sonora di “Il Gattopardo”, il successo editoriale a cui Inge era forse maggiormente legata.
Un addio a passo di danza, una sciarpa arancione che volteggia, come sarebbe piaciuto a lei.