Il trucchetto è noto da tempo, ora arriva anche la sanzione. E’ un accordo importante quello raggiunto tra il gigante informatico Apple e l’Agenzia delle Entrate italiana; importante, necessario, ma probabilmente non sufficiente a far cambiare abitudine alle multinazionali del “turismo fiscale”: ammettere la colpa e sanare la propria irregolarità con multe al ribasso continua ad essere più conveniente rispetto al regolare pagamento delle tasse. Nel caso di Apple l’accordo è stato raggiunto per 318 milioni, il contenzioso era su 880 milioni di euro. L’azienda di Cupertino ha evaso tasse dal 2008 al 2013 su prodotti venduti in Italia ma fatturati in Irlanda, dove c’è un regime fiscale particolarmente vantaggioso. Il tutto grazie a una società di facciata, Apple Italia, che fatturava in Italia solo lavori di consulenza.
Non c’è think different che tenga, secondo un rapporto del 2015 di Citizen for tax justice Apple avrebbe custodito in paradisi fiscali 181 miliardi di dollari, ma non è la sola. Multinazionali come società sovranazionali, inclini all’uso di trucchetti fiscali per pagare meno tasse. Accertamenti e inchieste hanno interessato Microsoft, Cisco, Google e altre. Su Google in particolare indagano i magistrati milanesi e non è escluso si arrivi nei prossimi mesi ad un accordo “modello Apple”. Il trucchetto, nel caso di Google, è lo stesso usato dalla società fondata da Steve Jobs: l’evasione con il “metodo irlandese”.
Ne abbiamo parlato con Duccio Facchini, giornalista di Altreconomia, autore di un’inchiesta sul sistema Google:
Ammissione di colpa, accordo al ribasso, precedente importante. Ma basterà a far cambiare abitudine ai giganti dell’evasione? “Difficile” ci dice ancora Duccio Facchini “sono multinazionali con bilanci consolidati sull’evasione ed evadere conviene più che sanare”: