La società di calcio femminile Sporting Locri chiude. A causa di minacce e intimidazioni .
Nonostante i successi e una valanga di entusiasmo la squadra a di calcio a cinque della seria A femminile di Locri – unica realtà del genere in Calabria – si ritirerà dal campionato, sancendo così la fine della sua attività sportiva. Queste almeno sino a ora sono le decisioni del presidente della società, Ferdinando Armeni.
A provocare questa svolta sono state una serie di minacce di tipo mafioso al presidente Armeni, a sua figlia e a due dirigenti della società.
“È ora di chiudere questo Sporting Locri. Andate via!”, era una delle voci che perseguitava in queste settimane i dirigenti della società. Poi, il 23 dicembre, è arrivata l’ultima minaccia, ancora più netta: “Forse non siamo stati chiari. Lo Sporting Locri va chiuso”. Il biglietto intimidatorio è stato lasciato in pieno giorno sull’auto del presidente della società Armeni, parcheggiata nei pressi del suo negozio. Gli è stata forata anche una gomma della macchina.
Raggiungiamo per telefono a Locri il presidente della società. Il tono di Armeni è ovviamente teso, preoccupato. Dice di aver passato un pessimo Natale. “Quello che mi ha spinto definitivamente a prendere questa decisione (di chiudere la società, ndr) è la minaccia diretta anche a mia figlia di 3 anni e mezzo – racconta -. Il biglietto intimidatorio che mi hanno lasciato sull’auto faceva riferimento a lei. Lo hanno messo dalla parte posteriore dell’auto dove c’è il seggiolino per i bambini”. Tale riferimento suona come una minaccia: “Ma in questo posto chi si siede solitamente? “
“Le persone che ci minacciano sono infami, degli sciacalli”, sbotta Armeni. Gli chiediamo allora se si è fatto un’idea di chi e perché può avercela con la Sporting Locri: “Non lo so – risponde – non so contro chi dovrei combattere”.
Intanto la polizia ha aperto le indagini per cercare di capire se si tratta di balordi, piccola criminalità, oppure se c’è un legame con gli interessi della ‘ndrangheta.
La Sporting Locri ha intanto ricevuto la solidarietà delle istituzioni e delle altre squadre del campionato di serie A di calcio a cinque femminile.
Arturo Bova, presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta, andrà a Locri per incontrare il presidente Armeni e i dirigenti della società. Solidarietà da Anna Rita Leonardi, candidata sindaco del Pd a Platì, e da Rosaria Capacchione, giornalista anti camorra e senatrice dei democratici.
Parole di sostegno allo Sporting anche dal sindaco di Locri Giovanni Calabrese, il quale pur condividendo le preoccupazioni dei dirigenti e delle atlete ha chiesto di “soprassedere dall’idea di ritirare la squadra dal massimo campionato nazionale. Tale determinazione sarebbe un errore gravissimo ed andrebbe ad assecondare l’assurdo desiderio di qualche balordo”.
A chi gli chiede di non cedere e non chiudere la società, il presidente dello Sporting Locri Armeni risponde così: “Prima di tutto viene la sicurezza della mia famiglia, di mia figlia, delle ragazze (le calciatrici, ndr), dei dirigenti della società. Se un domani dovesse succedere loro qualcosa, non me lo perdonerei. Non posso rischiare”.
Gli chiediamo come stanno le calciatrici, dopo la sua decisione. La risposta è lapidaria: “Le ragazze sono a pezzi”. Cosa succederà ora? “Entro fine anno prenderò una decisione: o cedere la società (e non chiederei un euro) -precisa – oppure chiuderla definitivamente”.
Un caso dunque ancora aperto. La speranza di molti è che la società Sporting Locri, uno dei simboli di riscatto del territorio calabrese, continui a vivere e che questa bella storia, sportiva e sociale, prosegua. E i colpevoli delle minacce siano individuati rapidamente.