Pier Virgilio Dastoli, presidente del Movimento Europeo e docente di diritto internazionale, commenta a Radio Popolare i risultati delle elezioni generali che si sono svolte ieri in Svezia, smentendo la ricostruzione del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, e ci spiega cosa sarebbe necessario per cambiare davvero l’Europa.
L’intervista di Claudio Jampaglia a Giorni Migliori.
Il risultato svedese deve essere visto anche nella dimensione delle previsioni che erano state fatte. Il centrosinistra, seppur di poco, ha superato il centrodestra e tra gli sconfitti il più sconfitto è il partito dei moderati. I cosiddetti Democratici Svedesi sono rimasti ben al di sotto di quel 20% che speravano di ottenere. Il Ministro dell’Interno dice che gli svedesi hanno votato per il cambiamento e hanno dato lo sfratto ai socialdemocratici: mi sembra che questo non sia successo. Non sarà facile fare un governo in Svezia, ma è certo che anche i socialdemocratici dovranno tenere conto del forte segnale arrivato dall’elettorato e dovranno in qualche modo cambiare. Noi abbiamo bisogno di un vero cambiamento, non del cambiamento che dice Matteo Salvini.
È vero che vista delle elezioni europee del 2019 serve un’alleanza di innovatori, perchè se non ci fosse questa alleanza sarà un’alleanza conservatrice a prevalere. La candidatura di Manfred Weber alla Commissione Europea va in questo senso. Noi pensiamo di avere a livello europeo un governo simile a quello che c’è in Austria o in Ungheria, e l’unico modo di sconfiggere questa prospettiva è un’alleanza di innovatori che metta insieme tutti quelli che vogliono cambiare l’Europa in un senso più solidale e più democratico. Devono formare una coalizione e indicare un loro candidato alla Presidenza della Commissione. Questo sarà l’unico modo di sconfiggere i conservatori, i populisti e soprattutto i nazionalisti che ci dicono che sono per la nuova Europa, e invece sono per la vecchia Europa che è quella della divisione tra Stati nazionali.
Come fare per cambiare l’Europa?
Intanto vediamo cosa succederà mercoledì col voto del Parlamento Europeo contenente la procedura di sanzione nei confronti dell’Ungheria. Se effettivamente il 12 settembre la maggioranza dei deputati voterà per sanzionare la democrazia illiberale di Orban, questo sarà un segnale nuovo e differente che dovrebbe essere tenuto fortemente in considerazione. Dopo l’Ungheria potrebbe esserci anche la Polonia, così come altri Paesi che vanno in questa direzione. Certo, la responsabilità non è dell’Europea dei burocrati. In tutti questi anni il potere è stato saldamente nelle mani dei governi nazionali, quindi quando si accusa l’Europa bisogna tener conto del fatto che il potere è nelle mani dei governi nazionali. Se vogliamo cambiare, dobbiamo cambiare questo sistema e avere più Europa democratica. Dobbiamo attribuire a delle Istituzioni democratiche quelle competenze e quei poteri che i governi nazionali non sono in grado di gestire.
Ricordiamoci che a metà degli anni ’90 la maggior parte dei governi era socialdemocratica e purtroppo questi governi hanno sviluppato delle politiche abbastanza conservatrici che ci hanno portato nell’Europa di oggi. Le forze progressiste e tenere conto del fatto che se vogliono vincere devono cambiare questa Europa in maniera più democratica e più federale.
Quindi più popolari e più europei. Ma chi sono le forze a cui lei guarda con interesse in questo momento?
In questi mesi stanno nascendo in Europa molti movimenti di opinione. Penso a Pulse of Europe, all’Alleanza per L’Europa o DiEM di Varoufakis. Ci sono dei movimenti che stanno nascendo e che sono davvero dei movimenti che lottano contro l’Europa dei populisti e nazionalisti. Poi ci sono dei partiti che si stanno muovendo in questa direzione. Io sono convinto che l’esperienza che si sta svolgendo in questi anni in Portogallo con un governo di centrosinistra e quello che potrebbe avvenire in Spagna – è di questi giorni l’accordo tra il Partito Socialista e Podemos – può andare effettivamente in una buona direzione. Esistono in tutti i Paesi europei dei movimenti che vanno in questa direzione. Bisogna però avere un programma di legislatura che dia un’indicazione forte della voglia di cambiare direzione. Sono convinto che è possibile mettere in piedi un’alleanza e che una parte dell’opinione pubblica ha paura di tornare indietro, cioè di tornare ad un Europa dei conflitti e degli Stati-Nazione. Siamo tutti in pericolo di un ritorno indietro che sarebbe pericoloso in particolare per i cittadini europei.
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