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Metà dei lavoratori senza adeguata pensione

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La quota 100 può anche andare, ma le pensioni sono come il Ponte Morandi, una bomba strutturale“. Felice Pizzuti, economista dell’Università Sapienza di Roma spiega a Radio Popolare qual è il più grande problema del sistema pensionistico italiano e quello che succederà, se non si interviene in modo radicale, nei prossimi 20 anni.

L’intervista di Claudio Jampaglia a Giorni Migliori.

Come ci insegna il ponte Morandi, quando non si bada per tempo agli aspetti strutturali, poi arriva il disastro. Col sistema pensionistico sta accadendo una cosa del genere perchè sta crescendo una vera e propria bomba sociale: la metà delle persone che lavora tra 20 anni ha accumulato dei contributi che se nulla cambia nei prossimi vent’anni, cioè se la propria vita lavorativa sarà come quella precedente, avrà una pensione del tutto inadeguata. Chi oggi ha una stipendio di 1.200-1.300 euro, avrà una pensione largamente inferiore alla metà. Si creerà una situazione sociale che genererà ben altro che i nazionalismi e i populismi che ci stanno interessando. Per quanto riguarda la quota sociale, la quota 100 di cui si sta parlando, ha un suo rilievo pratico, ma lascia pregiudicata la questione generale, quella della bomba sociale. Anche qui si inseguono dati molto improbabili e non faccio fatica a pensare che la quota 100 dovrebbe generare 750mila nuovi pensionati. Questo perchè il fatto che tu, improvvisamente, dici che si può andare in pensione un anno prima, non significa che tutti quelli che si trovano in questa condizione decideranno di farlo. È un’ipotesi massima, estrema e poco probabile: andare in pensione con un anno di anticipo significa avere una pensione più bassa per il resto della propria vita. Anche le valutazioni che si fanno, ho sentiti parlare di 14 miliardi di euro, mi sembrano un po’ terroristiche. Un dato è che se tutti coloro che potessero andare in pensione un anno prima lo facessero, questo costerebbe grossomodo 3 miliardi di euro. Se si anticipa di due anni, quella cifra diventa 6 miliardi di euro come potenziale massimo, ma è difficile pensare che ci si arrivi. Che cosa pensare di questa quota 100? Che è risolutiva della situazione del sistema pensionistico? No. Non è nemmeno vero, però, pensare che questo non risolva i problemi del mercato del lavoro. È vero che un sistema produttivo dovrebbe creare posti di lavoro, però il problema è che da circa 20 anni in questo Paese il sistema produttivo non crea posti di lavoro per tutti. In una situazione di questo tipo, se tu da un giorno all’altro mi aumenti di 6 o 7 anni l’età di pensionamento, in quel momento è inevitabile che altrettante persone non potranno entrare nel mondo del lavoro. Questo è successo nel 2011 con la riforma Fornero e purtroppo dal 2011 ad oggi qualche piccolo miglioramento c’è stato nel mercato del lavoro, ma siamo ancora al penultimo posto in Europa coi livelli occupazionali. Come tasso di occupazione siamo dieci punti sotto alla media europea. Questo significa, in questo contesto coi disoccupati che già ci sono, che se tu trattieni un lavoratore in più devi mettere in conto che ne entrerà qualcuno in meno. Se tu a qualcuno in più dai la possibilità di uscire, ci sarà la possibilità che qualche giovane in più entrerà. E questo dovrebbe far bene alla produttività e alla crescita, ma stiamo parlando di cose marginali rispetto al problema generale, cioè che la metà dei lavoratori non maturerà una pensione adeguata. Questo dipende dalla combinazione che si è creata negli anni ’90 da un mercato del lavoro che andava sempre di più verso il precariato e da un sistema pensionistico contributivo, cioè che replica pedissequamente la situazione del mercato del lavoro. Questo legame va rianalizzato e, in particolare, bisognerà pensare a dei contributi figurativi per quei lavoratori che non hanno una continuità di occupazione. Contributi figurativi che non pesano nel bilancio attuale e allo stesso tempo darebbe quella serenità che consentirebbe alle persone di avere una vita un po’ più stabile e di consumare un po’ di più e quindi di incrementare il reddito a favore del tasso di crescita.

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intervista Felice Pizzuti

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    Milano, consegnate le prime cinque licenze per nuovi taxi

    L’ultima volta era successo 22 anni fa. Il Comune di Milano oggi ha consegnato le prime cinque nuove licenze per taxi. Nei prossimi mesi le nuove abilitazioni arriveranno a 336, per effetto del bando di marzo dell’anno scorso per 450 licenze. L’amministrazione comunale ha l’obiettivo di arrivare a circa mille nuovi permessi in città. Per questo ha dichiarato che porterà avanti la richiesta di altre autorizzazioni anche con Regione Lombardia. Stamattina c’è stata una piccola cerimonia di consegna a palazzo Marino: tre nuove licenze sono ordinarie, due per il servizio notturno. “Lavorare di notte mi preoccupa un po’ per quello che sta succedendo in città a livello di sicurezza, ma il trasporto pubblico ha bisogno di taxi soprattutto nella fascia serale” ha detto Matteo Grappoli, uno dei tassisti che ha ricevuto la licenza, nell'intervista fatta da Luca Parena.

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    Esteri di giovedì 23/01/2025

    1) “Ora tocca alla Cisgiordania”. L’esercito israeliano annuncia l’ampliamento dell’operazione militare su Jenin, mentre le famiglie vengono costrette all’evacuazione e il campo profughi della città inizia ad assomigliare sempre più alla striscia di Gaza. (Ahmad Odeh da Jenin) 2) Stati Uniti. I Proud Boys sono pronti a tornare e vogliono vendetta. I leader del gruppo di estrema destra appena rilasciati dal carcere dalla grazia di Trump chiedono al presidente una rivincita. (Roberto Festa) 3) Colombia, crolla il piano di pace del presidente Petro. Nel paese riscoppia la guerriglia per il controllo del narcotraffico. (Eleonora Cormaci - Terres des Hommes) 4) Il divorzio per violazione del dovere coniugale non esiste. La Francia condannata dalla Cedu. (Francesco Giorgini) 5) La dittatura Brasiliana, l’occupazione israeliana in Cisgiordania e la storia di Emilia Perez, narcotrafficante transgender. Le nomination per gli Oscar 2025 vanno contro corrente. (Mauro Gervasini - Film TV) 6) World Music. Il saxofonista Haitiano Jowee Omicil lancia il suo nuovo album puntando sui podcast. (Marcello Lorrai)

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    Poveri ma belli di giovedì 23/01/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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