A Milano il solo ad avere insistito, finora, sui programmi è Pierfrancesco Majorino. Il suo pezzo forte è l’istituzione di una forma di reddito minimo comunale. Per Francesca Balzani e Giuseppe Sala a oggi il lavoro è consistito nel posizionamento politico. La vicesindaca si accredita come la continuatrice dell’esperienza del sindaco uscente Pisapia, il quale l’ha sponsorizzata. L’ex commissario di Expo sta lavorando per scrollarsi di dosso l’immagine del rappresentante del renzismo sul territorio e di personaggio non di sinistra.
“Non sono l’uomo di Renzi – ha detto a Radio Popolare – nel Pd godo della simpatia anche di Letta e Bersani, in passato ho votato Ds e oggi voto Partito Democratico”.
Per Sala sarà fondamentale allargare il bacino di partecipazione delle primarie, per Balzani riportare alle urne chi ha visto negli anni di Pisapia un modello politico che va oltre Milano, per Majorino fare il pieno di voti a sinistra.
Fino a qui, sarebbero primarie “aperte e vere”, come si sforzano di sostenere i leader del centrosinistra. L’incognita, l’ombra, al di là del profilo dei tre candidati, sono i giochi politici.
Il gruppo dirigente del Partito Democratico è in maggioranza schierato con Sala e tra le minoranze interne prevale l’attendismo: c’è timidezza a prendere posizioni apertamente contrarie.
Sinistra Ecologia e Libertà è dilaniata e dopo mesi di discussioni a fatica è prevalsa la linea di partecipare alle primarie e di restare nel centrosinistra anche dopo il voto, anche se vincesse Sala. Ma Sel non ha indicato un candidato proprio, dopo l’iniziale sostegno all’assessore alle Politiche Sociali, e spera che Balzani e Majorino si mettano d’accordo tra loro.
I componenti della giunta Pisapia si sono in maggioranza schierati con l’uomo di Expo.
I cosiddetti “arancioni”, il mondo delle liste civiche che sostennero Pisapia, sono divisi in prevalenza tra Sala e Balzani e le due componenti si mandano segnali aggressivi: da quell’area potrebbe uscire una ulteriore candidatura, quella della ex vicesindaca Ada Lucia De Cesaris, se Majorino si ritirasse. Sarebbe una mossa che indebolirebbe Balzani e che da molti è vista come un favore a Sala e uno sgarbo a Pisapia.
E poi c’è un pezzo del fu centrosinistra unito, quello che va da Pippo Civati a Rifondazione Comunista, che è già fuori e dice “mai più col Pd”.
I tempi dell’unità e dell’entusiasmo che portarono Pisapia a Palazzo Marino sono lontani. La campagna elettorale delle primarie, il modo in cui verrà condotta, ci dirà anche se esistano ancora i margini per ritrovare la coesione e lo spirito perduto del cosiddetto “modello Milano” al di là della scelta della candidatura.