Per noi di Articolo21, Radio Popolare è stata compagna di viaggio in tante avventure e lotte comuni, anzi è stata una delle colonne sonore delle campagne contro gli editti bulgari, i bavagli di ogni colore, le censure, le lingue tagliate, la riduzione del pluralismo sociale.
Ogni qual volta, in qualsiasi punto del mondo, sono stati messi in discussione diritti civili, sociali e di libertà, i microfoni di Radio Popolare hanno date voce alla resistenza politica ed umana.
Chi ha lavorato e lavora a Radio Popolare ha sempre anteposto il pensiero critico alle ragioni della propaganda, rifiutando pregiudizi e pregiudiziali.
Per questo ha generato donne e uomini che hanno poi percorso altre strade professionali, ma portando quasi sempre con sé uno stile, una scuola, un marchio di fabbrica: “Quello ha iniziato a Radio Popolare”, era una sorta di garanzia per chi apprezzava ed ancora apprezza professionalità e dimensione critica.
Dopo 40 anni c’é ancora bisogno di questa radio, perché i rischi della omologazione sono piú che mai evidenti, perché la moltiplicazione dei canali non significa moltiplicazione dei punti di vista, e perché l’allergia del potere nei confronti delle voci critiche non é certo diminuita
Dal momento che non ci piacevano gli editti di ieri, non c’è necessità alcuna di restare in silenzio oggi, anche per questo abbiamo bisogno delle voci di Radio Popolare perché, senza di loro, anche i valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione sarebbero più fragili e più facilmente aggredibili.
Grazie per questi primi 40 anni, un abbraccio solidale per i prossimi 40…
Beppe Giulietti, portavoce articolo 21, Presidente FNSI