Il caso della Diciotti ha mostrato il completo disprezzo per le regole di Matteo Salvini. L’abbiamo visto quando la nave era in mare. Lo vediamo anche e soprattutto ora con i migranti e l’equipaggio della Guardia Costiera ostaggi nel porto di Catania.
La reazione di Salvini alla notizia dell’apertura di un’inchiesta della Procura di Agrigento per illecito trattenimento e forse per sequestro di persona ci dimostra come oltre al disprezzo per il diritto, Salvini sia pronto a picconare le istituzioni repubblicane pur di raggiungere i suoi scopi politici e propagandistici, pur di guadagnare il consenso. Un’altra linea di confine oggi è stata superata.
Nel suo lungo monologo su Facebook, Salvini ha prima sfidato la magistratura a processarlo, poi ha sfidato Sergio Mattarella a intervenire per permettere lo sbarco delle persone che si trovano sulla Diciotti. Non solo. Di fatto lo ha sfidato a prendere posizione nella seconda grave crisi tra esecutivo e magistratura.
Analoga sfida ha lanciato anche a Giuseppe Conte, ma il Colle era il suo vero obiettivo.
Salvini ha poi zittito Roberto Fico dicendo che è lui, il ministro a decidere chi scende dalla nave e non il presidente della Camera, il quale aveva sollecitato lo sbarco.
“O cambiate Paese o cambiate ministro”. E poi: “Ci sono centinaia di persone che ogni giorno mi dicono di andare avanti” sono altre due frasi di Salvini nel messaggio su Facebook. Come un fiume in piena, il ministro dell’interno, cerca di sommergere con le sue scelte e la sua propaganda le regole e le istituzioni. Sparisce il diritto. Emerge il “Me ne frego”. C’è solo lui, Salvini e il suo popolo. La sua volontà politica. La deriva è sempre più pericolosa.