Dice bene Piero Scaramucci (dice sempre bene lo Scaramucci): “Senza abbonati Radio Popolare non ci sarebbe”. Mi permetto di aggiungere che senza Radio Popolare non ci sarei neanch’io.
Sarebbe un fatto decisamente meno grave, lo so, ma per me sarebbe un casino uguale. E’ successo che a me Radio Popolare ha semplicemente cambiato la vita. Ci arrivo per caso, metà esatta degli anni ’80. Caso davvero: una collega del servizio di salute mentale va a salutare uno che fa una trasmissione lì. “Vieni anche tu?”. “Vengo, volentieri”.
La radio la ascolto molto, son qui a Milano da poco, adesso la vedo con piacere. Succede che mi fermo, ci sto dentro diverse stagioni e mi salvo la vita: cosa sarebbe stato di me negli anni della Milano da bere – era una cosa brutta, giuro – senza gli anticorpi caldi di Radio Popolare? Cosa sarei diventato? Me lo chiedo spesso. Più brutto, solo, urticato e irascibile. Un disastro. E così come sono son già una persona discutibile, ve lo assicuro.
Quindi appartenenza, gratitudine, identità. Anche un mucchio di cose imparate e fatte poi altrove. Ma l’impronta è quella. E il piacere di tornarci ogni tanto. La voce, le voci, di una comunità. Che si prende sul serio e si prende in giro. Una conversazione costante. E di scambiarci parole e del sentirsi in una rete di comunicazione abbiamo costantemente bisogno. Io ci penso tutte le sere tra le 0.30 e le 0.32.
Sono ai giardinetti con il cane e non c’è il GR di mezzanotte e mezza. Son passate le settimane, lo so benissimo che l’ultimo GR è alle 22.30. Ma io ci resto male uguale. Quindi un invito agli abbonati e a quelli non ancora abbonati: senza abbonati Radio Popolare non ci sarebbe, è chiaro, ma pensiamoci: come, quanto, dove sono diverso io, dentro, con Radio Popolare?
E diciamoci la verità, questo è un gruppo di Autoiauto: “Ciao, sono Cirri e senza Radio Popolare io sarei una persona peggiore”.
Anche cane Zam, senza il GR di mezzanotte e mezza, non è più lui.
Massimo Cirri