Agostino Marioni nei primi anni ’90 ha realizzato la ristrutturazione del pilone 11 del viadotto Morandi di Genova, il primo sul lato Est, e a Radio Popolare ha confermato l’esistenza di un difetto costruttivo che accelerava la corrosione dei tiranti dei piloni.
Autostrade per l’Italia, all’epoca di proprietà dell’azienda IRI, e tutti tutti i tecnici coinvolti sapevano del problema, come confermato da Marioni. Ecco l’intervista di Claudio Jampaglia a Giorni Migliori.
Io ero il presidente della società Alga, che ha gestito la riparazione della prima pila riparata, quella lato est, detta anche pila 11. Il problema era uno stato di corrosione avanzato nei fili di acciaio ad altissima resistenza all’interno di quei tiranti di calcestruzzo ben visibili. Questa corrosione era dovuta a un difetto costruttivo, a quei tempi era ben noto alle società Autostrade per l’Italia.
Qual è il difetto costruttivo?
Premetto che la riparazione è stata fatta negli anni 1992, 1993 e 1994, cioè circa 25 anni fa. Il difetto costruttivo era questo: i fili ad altissima resistenza avrebbero dovuto essere tra loro tutti distanziati per essere tutti avviluppati dal calcestruzzo, che ha un notevole potere di protezione dalla corrosione delle strutture di acciaio. A causa di un difetto costruttivo, invece, tutti questi fili si sono trovati impacchettati in sommità alla pila, per cui non erano bene avviluppati dal calcestruzzo. Questo era noto alla società Autostrade, non è una mia interpretazione. Siccome a quei tempi avevano effettuato delle misure elettriche atte a dimostrare e verificare quanto fosse la sezione residua utile dei tiranti di acciaio, hanno deciso che la situazione poteva degenerare e quindi sono stati aggiunti dei cavi esterni. E questa è stata l’operazione fatta dalla società Alga. I cavi esterni di acciaio ad altissima resistenza sono tuttora ben visibili nella campata ad est, che è quella adiacente all’autostrada che viene da Milano. La problematica della prima pila, a detta dei tecnici di Autostrade negli anni 92-93-94 era presente, seppur in misura minore, anche nelle altre pile. Già da allora si era parlato di una possibile estensione del lavoro di riparazione alle altre pile. Poi io mi sono trasferito in Cina e non ne ho più saputo niente.
Da ingegnere cosa ha pensato quando ha saputo del crollo?
Sono rimasto scioccato, perchè ho subito pensato che ci fossero parecchi decine di morti. Sono rimasto allibito dal fatto che in 25 anni non si fosse fatto niente e che, nonostante gli allarmi mandati da un grandissimo professore ed espertissimo di diagnostica di strutture, il prof. Gentile, questi allarmi non siano stati presi in dovuta considerazione. Non so davvero cosa dire, sono allibito.
Quando lavorava con l’azienda Alga, lavorava con lo Stato?
A quel tempo la società Autostrade apparteneva al gruppo IRI, però devo dire che aveva dei tecnici di primissimo piano, voglio nominare in particolare l’ingegnere Gabriele Camomilla, che adesso è in pensione.
Lei ci conferma che negli anni ’90 lei e la sua società avete proceduto alla ristrutturazione della pila 11 e il danno interno era relativo ai fili di acciaio interni al calcestruzzo che, per un errore costruttivo, erano troppo vicini e quindi non si difendevano dalla corrosione.
Non era protetti dalla corrosione da parte del calcestruzzo.
RIASCOLTA L’INTERVISTA