Erasmo Venosi, esperto di trasporti e infrastrutture, spiega i numeri e le politiche di Ferrovie dello Stato Italiane. Negli ultimi anni FS ha comprato attività in mezza Europa, il traffico merci è crollato a minimi storici, il 90% dei passeggeri è sui treni regionali e locali ma tutti i finanziamenti vanno all’alta velocità e abbiamo il costo unitario ella tratta tra i più alti d’Europa.
Claudio Jampaglia lo ha intervistato oggi a Giorni Migliori:
I trasferimenti da parte dello Stato alle ferrovie sono pari a 8 miliardi e mezzo di euro all’anno da sommare agli ulteriori 4,5 miliardi di fondo. Di questi valori bisogna tenerne molto conto. Mazzoncini ha fatto investimenti in particolar modo all’estero: ha comprato in Grecia, ha comprato in Inghilterra, ha comprato in Germania e in Olanda. Voleva diventare una grande multinazionale dei trasporti. Relativamente poi ai tagli del trasporto evidenzio un calo delle merci rispetto a dieci anni fa da 47 miliardi di Tonnellate-km siamo scesi a 8.14, insomma un crollo verticale. Sulla questione del trasporto viaggiatori, circa il 10% utilizza l’alta velocità e il 90% il trasporto altra velocità, ma la gran parte degli investimenti è stata concentrata nel settore dell’alta velocità. Sottolineo l’ultimo report speciale della Corte dei Conti Europea che condanna inesorabilmente le modalità e l’abnorme costo italiano della tratta italiana comprata con quella francese o quella spagnola e quella svedese.
Quali sono le priorità che emergono dai numeri?
La Bari-Napoli è progettata e parzialmente finanziata, ma diciamo che tutte le linee ad alta priorità sono parzialmente finanziate. Colgo l’occasione per sottolineare che si è optato per la realizzazione non di lotti funzionali, ma di lotti costruttivi. Traducendo: quando ho i soldi ti finanzio l’avanzamento dei lavori, quando non li ho ti fermo. Anche la Brescia-Verona è a lotti costruttivi, anche la Verona-Padova è a lotti costruttivi, così come la Genova-Milano. Questa questione dell’allocazione delle risorse è un problema subordinato ai vincoli internazionali che ha il Paese – in particolar modo dal 1 gennaio è in vigore il fiscal compact relativamente al rapporto debito/Pil.
Quando il Ministro delle Infrastrutture parla di analisi costi/benefici non fa altro che riportare in un contesto di legalità ciò che invece è stato illegale. Ricordo che il decreto legislativo 228 del 2011 obbligava le amministrazioni pubbliche, ma anche quelle che davano delle garanzie a società non pubbliche, di fare un’analisi costi/benefici prima e dopo. Noi non facciamo altro che tornare in un ambito di legalità. Tenga presente che quando il precedente Ministro delle Infrastrutture, il Ministro Delrio, ha istituito il nuovo ufficio di missione ha messo per iscritto che l’ufficio deve sottoporre ad analisi costi/benefici ogni investimento infrastrutturale. Non ne ha fatto nemmeno uno. Quindi le parole del nuovo ministro non fanno altro che ricondurre nella legalità quella che era una palese rottura di legalità.