Guglielmo Epifani, deputato LeU, e già Segretario generale Cgil e ex-segretario Pd, è attualmente membro della Commissione Lavoro, dove è in discussione il cosiddetto Decreto Dignità di Luigi Di Maio.
Claudio Jampaglia lo ha intervistato oggi a Giorni Migliori, dove ha commentato gli obiettivi condivisibili del decreto e ne ha attaccato l’efficacia.
Si tratta di un decreto condivisibile nel suo complesso per quanto riguarda i titoli e gli obiettivi che intende perseguire. Mi riferisco ad esempio a una attenzione maggiore al tema dei contratti a tempo determinato, a questa questione dell’indennità per i licenziamenti illegittimi o anche per la ludopatia e i giochi d’azzardo. Dov’è il problema? Gli strumenti che vengono messi in campo sono strumenti che solo in parte raggiungono gli obiettivi dichiarati e sono anche strumenti piuttosto farraginosi, sulla cui efficacia io ho molti molti dubbi. Faccio un esempio: sui contratti a tempo determinato è giusto mettere una stretta perchè in realtà quello che stava avvenendo era un ricorso molto indiscriminato a questo strumento. Però perchè inventare delle causali dal secondo contratto che si accende con un aggravo e una maggiorazione dei costi? Qual è il rischio? È che si facciano 12 mesi soltanto invece dei 24. Io sono contrario ad avere un contratto a tempo determinato troppo lungo, ma vale anche il contrario, cioè avere un contratto a tempo determinato – che comunque è un contratto che ha le sue garanzie contrattuali per il lavoratore – troppo corto.
La stessa cosa per le indennità di licenziamento, tema complesso che veniva sollevato. Il governo propone di innalzare l’indennizzo per i lavori licenziati illegittimamente e questo va bene, fermo restando che anche noi proporremmo la reintroduzione dell’articolo 18 nel testo del governo con un nostro emendamento. Contemporaneamente bisogna anche innalzare le altre due fattispecie di licenziamento, quello a seguito di conciliazione e quello che si ha per vizio di forma, perchè sennò si crea uno squilibro. Sulle delocalizzazioni, ottimo il principio ma molto complesso da trasferire nella realtà, sia per quanto riguarda delocalizzazione in Europa, sia per quanto riguarda le delocalizzazione dentro l’Italia. Queste sono le mie preoccupazioni e obiezioni sul testo che, ripeto, dal punto di vista degli obiettivi è difficilmente contestabile, ma dal punto di vista della sostanza rischia di essere molto complicato da attuare.
Avete detto che avete proposto un emendamento sul reinserimento dell’articolo 18. È passato?
Non ancora, dovremmo discuterlo oggi in Commissione e poi in Aula. Finora abbiamo affrontato tutti i temi che non riguardano né il contratto a tempo determinato né la materia dei licenziamenti. Abbiamo affrontato la delocalizzazione e il tema della ludopatia.
Anche sulla delocalizzazione ci conferma che in questo momento non esiste una modalità applicativa chiara. Si vedrà caso per caso.
È tutto un po’ generico. Faccio un esempio: già definire un aiuto di Stato un contributo dello Stato nasconde due fattispecie diverse, per cui domani quando ci sarà la Legge, l’applicazione di questo tema corre il rischio di aprire un contenzioso.