La penuria di generi di prima necessità, un’inflazione alle stelle e il mercato nero del dollaro hanno propiziato in Venezuela la netta affermazione della destra in Parlamento, dopo 17 anni ininterrotti di potere assoluto bolivariano.
Non sarà una convivenza facile con il governo di Nicolàs Maduro. Che comunque, nonostante i timori della vigilia, ha accettato democraticamente la sconfitta. Il che è già qualcosa.
Certo, molto è da imputare al tonfo del prezzo internazionale del petrolio. Ma decisiva è stata la scomparsa del leader Hugo Chavez, il cui carisma si è rivelato insostituibile.
Così come fatale si è mostrata l’uscita di scena dei Kirchner in Argentina, da sole due settimane riconquistata dalla destra neoliberista. Mentre Dilma Rousseff in Brasile rischia l’impeachment; e il suo predecessore Lula da Silva deve ipotizzare una sua ricandidatura.
Per non parlare della Bolivia e dell’Ecuador, dove Evo Morales e Rafael Correa sono costretti ogni volta a forzare modifiche della Costituzione per prolungare il proprio mandato presidenziale: in mancanza di leader forti alternativi.
Insomma l’America Latina sta cambiando di nuovo rapidamente segno, rischiando di ricadere nel neoliberismo più puro. Dopo che la sinistra, moderata o radicale che fosse, ha ridotto povertà e disperazione in tutto il sub-continente.