Don Giuliano Savina è un appassionato e istrionico prete di periferia di Milano. E’ stato premiato con l’Ambrogino d’oro per le sue attività nel quartiere di Greco. Nella sua parrocchia ha fatto nascere il Refettorio Ambrosiano, una speciale mensa per i poveri.
«Il refettorio è nato dalla decisione dello chef Massimo Bottura di non buttare il cibo avanzato alle mense di Expo, ma di condividerlo con i poveri, con chi ha più bisogno – racconta Don Giuliano – L’idea è stata poi condivisa da Davide Rampello, curatore del Padiglione Zero all’Esposizione, e si è poi concretizzata nell’ex Teatro di Greco. Nel corso dei sei mesi di Expo al Refettorio diversi chef provenienti da tutto il mondo hanno trasformato le eccedenze alimentari della manifestazione in eccellenze gastronomiche e le hanno servite ai poveri».
Chiusi i cancelli di Expò, il refettorio continua invece ad aprire la sua porta a chi bussa: “Il Refettorio Ambrosiano vuole essere il simbolo della vita che non deve contemplare sprechi, dell’esistenza che non deve essere buttata via. Da noi viene cucinato il cibo dell’eccedenza e viene offerto ai poveri”.
Milano è una città che ospita i profughi, ma…
“Il Refettorio è il segno che l’inclusione sociale può funzionare; è un luogo dove è possibile dialogare, ascoltare e parlare delle paure e delle ansie. Quei tavoli, sono tavoli di accoglienza e solidarietà”.
Ma Milano è anche la città dove molti rifiutano l’accoglienza…
“Quando mi hanno comunicato che ci avevano dato l’Ambrogino d’Oro mi è venuta subito in mente una pagina degli Atti degli Apostoli in cui si dice che la prima comunità cristiana godeva della simpatia del popolo. Quando in un quartiere riesce a mettere una luce accanto al buio, riesci a diradare la nebbia e crei una speranza”.