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Mister Eternit blocca il libro sul disastro ambientale

“Quel libro non deve uscire su Amazon nella sua versione inglese. Bloccatelo”. E così è stato. Il capo dell’Eternit Stephan Schmidheiny ha scatenato i migliori avvocati svizzeri per bloccare l’uscita dell’ e-book promosso dalla casa editrice Falsopiano e l’Isral (Istituto storico della Resistenza di Alessandria).

Il libro digitale in versione inglese, dal titolo The Big Trial (Il Grande Processo) , era stato scritto dal magistrato Sara Panelli, uno dei tre pubblici ministeri (insieme a Guariniello e Colace) del maxi processo di Torino contro l’Eternit , e da Rosalba Altopiedi, consulente per la Procura in quella inchiesta. Il testo racconta e ricostruisce alcune fasi del processo Eternit e del principale accusato, Stephan Schmidheiny.

Schmidheiny è un imprenditore svizzero, condannato a 18 anni di carcere dalla Corte d’Appello di Torino per il disastro ambientale provocato dall’amianto negli stabilimenti Eternit e nei territori ad essi limitrofi in Italia.

Successivamente salvato, prosciolto in via definitiva per intervenuta prescrizione del reato di disastro. Attualmente è l’unico imputato nel processo Eternit bis per omicidio di 258 persone, tra residenti ed ex-lavoratori degli stabilimenti Eternit di Casale Monferrato e Cavagnolo, deceduti tra il 1989 e il 2014 per mesotelioma pleurico provocato dall’amianto, sostanza cancerogena.

La pubblicazione dell’e-book sul caso Eternit avviene a fine 2014 in lingua italiana, e a inizio del 2015 in inglese. Ma il 10 marzo scorso l’ufficio legale di Amazon, che doveva pubblicare il libro, scrive alla casa editrice Falsopiano e all’Isral di aver ricevuto una lettera da uno studio legale svizzero, per conto di Stephan Schmidheiny, in cui si contesta il contenuto dell’e-book sul processo Eternit e si chiede a Amazon, pena azioni legali, di bloccare immediatamente l’uscita del libro.

Motivo: lede l’immagine di Schmidheiny. Secondo i legali di Schmidheiny, nell’e-book viene definito colpevole in quanto si citano solo le condanne dei primi due gradi giudizio , conclusi con la condanna a 16 anni, aumentata a 18 in Appello. Si tace invece – secondo i legali – sull’esito della sentenza della Corte di Cassazione del novembre 2014 in cui Schmidheiny viene rilasciato per prescrizione (giova ricordare che la prescrizione non significa affatto essere innocenti o estranei ai fatti, che restano quelli contestati al processo e riconosciuti con sentenza di colpevolezza anche in Appello. E la stessa Cassazione non ha messo in discussione il merito delle accuse a Schmidheiny, ma ha dato una sua interpretazione sui termini della prescrizione).

I legali del capo di Eternit hanno sfruttato il fatto che quando è uscita la prima versione del libro, la sentenza di prescrizione non erano ancora stata emessa e quindi non poteva essere pubblicata nell’ e-book.

cover

Ma una delle due autrici del libro digitale, Rosalba Altopiedi, ricorda di aver redatto poi per le due edizioni dell’e-book una postfazione che integra appunto la sentenza della Cassazione, con la prescrizione.

Sono molto amareggiata, arrabbiata, io avrei voluto resistere contro questa censura del nostro libro, ma non abbiamo la forza di contrapporci a Eternit in una battaglia legale”, ci dice al telefono Carla Nespolo, combattiva presidente dell’Istituto storico della Resistenza di Alessandria che ha promosso l’e-book.

“Schmidheiny – continua Nespolo – ci ha censurati perché, se dell’Italia non gliene frega niente, ha invece avuto paura che con la versione inglese su Amazon si sapesse nel mondo cosa è successo all’Eternit”.

Ora resta la versione italiana del libro Il Grande Processo (se siete interessati potete contattare anche l’Istituto storico della Resistenza di Alessandria). Per quella in inglese invece è stato scritto “non ordinabile sino al 31-12- 9999”, cioè mai. Never.

Segnaliamo anche che in questi giorni è uscito il film sul caso Eternit del regista Francesco Ghiaccio: Un posto sicuro, un storia scritta insieme a Marco D’Amore, di cui ha scritto Barbara Sorrentini in questo articolo.

  • Autore articolo
    Piero Bosio
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    Ho detto R1PUD1A di Claudio Jampaglia e Giuseppe Mazza per EMERGENCY “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Primo episodio: Le parole sono importanti. In questa prima puntata di “Ho detto R1PUD1A” Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia spiegano cosa significa la parola “ripudia” nella Costituzione italiana e perché è stata scelta per rappresentare il “mai più” alla guerra del popolo italiano dopo la Liberazione. Non siamo i soli ad avere fissato questo principio nelle nostre leggi. La guerra però sta tornando una prospettiva concreta, almeno secondo la maggior parte dei governi, che si riarmano, Italia compresa. Con Rossella Miccio, presidente di EMERGENCY, vi racconteremo poi l’esempio del Sudan, il Paese dove la guerra ha già causato in questi due anni oltre tre milioni di profughi. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

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    Anche in questa puntata parliamo di qualcosa che ha a che fare con la cultura enogastronomica, ma anche, molto, con la musica. Per la prima volta il caro Max Casacci (già colonna dei Subsonica) è stato ospite di un nostro programma non prettamente musicale, per raccontare il terzo episodio del suo progetto "Eartphonia", che lo ha portato in Franciacorta per "Through the grapevine", realizzato con i suoni del vino; suoni e rumori catturati nelle cantine dell'azienda vitivinicola Bersi Serlini Franciacorta. A cura di Niccolò Vecchia

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