È lui per primo a dire che in A bigger splash è fondamentale il contesto carico di realtà, cioè quello della location del film: Pantelleria isola testimone di sbarchi e non sempre generosa, almeno da quanto si intende dal film e con sommo diniego degli isolani, non quanto la vicina Lampedusa.
Per il resto, tutto quello che accade nel film di Luca Guadagnino è fantasia, borghese e viziata. Come la vitalità, alternata a depressione dei quattro “simpatici” e sconclusionati protagonisti.
La musica prima di tutto e la bella vita. Tilda Swinton è una rockstar, temporaneamente senza voce e a riposo in quel luogo incantevole con il fidanzato Matthias Schoenearts; fino a quando non arriva Ralph Fiennes, manager di lei ed ex marito nei tempi d’oro e ossessionato dal suo passato lavorativo con i Rolling Stones.
Per aggiungere pepe alla vicenda lui arriva con la figlia sexy e minorenne, interpretata da Dakota Johnson come una Lolita dei giorni nostri. Tutto accade in un’unità di spazio e luogo, in cui affascina la luce, la meraviglia del luogo di mare, la bravura ingombrante degli attori, il ricordo lontano del film La piscina di Jacques Deray e il calore solare del dipinto di David Hockney, che hanno influenzato le scelte del regista di Io sono l’amore.
Ed è molto interessante il contrasto con la realtà, di cui non arrivano gli echi, se non in un paio di scene cruciali, e a cui non arriva neanche un po’ lo strascico del lusso immobile dei protagonisti e delle note di balli e canti bizzarri.
Nel film c’è anche una piccola parte per Corrado Guzzanti e le scene del concerto di Tilda Swinton sono state girate all’inizio di uno dei concerti di Lorenzo negli stadi a San Siro.
Ascolta l’intervista al regista Luca Guadagnino